Il progresso è un’invenzione della modernità: la conoscenza non è più un patrimonio da preservare, ma da ampliare gradualmente tramite accumulazione.

Laboratorio duemilaventisei

Intuizioni sul futuro – 2

Abbiamo chiesto ai…

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Abbiamo chiesto ai partecipanti al laboratori di filosofia per adulti di condividere…

Argomenti / Centro culturale

Lo straniero

Teorie dell'ospitalità e dell'inimicizia nella cultura filosofica

Nelle lingue indoeuropee il termine che designa lo straniero contiene contemporaneamente in sé l’intero repertorio delle accezioni semantiche dell’alterità, e cioè il forestiero, l’estraneo, il nemico, ma anche lo strano, lo spaesante; in una parola, tutto ciò che è altro da noi, anche se con noi viene comunque in rapporto.…

Nelle lingue indoeuropee il termine che designa lo straniero contiene contemporaneamente in sé l’intero repertorio delle accezioni semantiche dell’alterità, e cioè il forestiero, l’estraneo, il nemico, ma anche lo strano, lo spaesante; in una parola, tutto ciò che è altro da noi, anche se con noi viene comunque in rapporto. Questa indistinzione di significati risulta con particolare evidenza dai termini che ritroviamo in latino e greco, e che poi ricompaiono, sia pure con variazioni lessicali e semantiche significative, anche in alcune lingue moderne. In latino, per un lungo periodo, straniero si dice hostis. Contrapposto al cittadino, all’in-genuus, a colui che appartiene per nascita, dunque per sangue e cultura, alla comunità originaria di riferimento, il termine…

Nelle lingue indoeuropee il termine che designa lo straniero contiene contemporaneamente in sé l’intero repertorio delle accezioni semantiche dell’alterità, e cioè il forestiero, l’estraneo, il nemico, ma anche lo strano, lo spaesante; in una parola, tutto ciò che è altro da noi, anche se con noi viene comunque in rapporto. Questa indistinzione di significati risulta con particolare evidenza dai termini che ritroviamo in latino e greco, e che poi ricompaiono, sia pure con variazioni lessicali e semantiche significative, anche in alcune lingue moderne. In latino, per un lungo periodo, straniero si dice hostis. Contrapposto al cittadino, all’in-genuus, a colui che appartiene per nascita, dunque per sangue e cultura, alla comunità originaria di riferimento, il termine hostis, che indica lo straniero, concentra in sé tutte le figure dell’alterità, senza tuttavia coincidere affatto – come accadrà invece molto più tardi – con una caratterizzazione “ostile”, senza cioè riferirsi unicamente a chi venga dall’esterno con intenzioni “bellicose”. Dell’originaria polivalenza del termine hostis troviamo un’esplicita testimonianza in un passo del De officiis, nel quale Cicerone ricostruisce il processo storico che ha condotto a sovrapporre al termine hostis quel significato di inimicus, o perduellis (e cioè “nemico pubblico”), che è invece assente nell’accezione primitiva dello straniero-hostis. «Voglio anche osservare – scrive infatti l’autore latino – che chi doveva chiamarsi con vocabolo proprio perduellis era invece chiamato hostis temperando così con la dolcezza della parola la durezza della cosa. Difatti i nostri antenati chiamavano hostis quello che noi oggi chiamiamo peregrinus ».(…) Tanto in greco quanto in latino il convergere in un unico termine, e in un unico concetto, delle figure che compongono l’alterità, implica che lo xenos-hostis, originariamente “straniero”, sia anche – e, inoltre, storicamente diventi – il nemico. Ciò significa che se la riduzione unilaterale dell’hostis a nemico contraddice la polivalenza semantica originaria del termine, per la quale l’hostis è insieme straniero, ospite e nemico, allo stesso modo la cancellazione del carattere potenzialmente ostile…

Prosegui la visione di "Abramo sacrifica la propria paternità"
video del giorno

Abramo sacrifica la propria paternità

Una lettura del sacrificio di Isacco
Argomenti / Centro studi religiosi

Dall’esodo all’itinerario

Lo straniero nella Bibbia, una lettura protestante

La Bibbia è un libro di uscite, più che di entrate. L’esodo è l’archetipo inaugurale dell’identità del popolo, più della conquista della terra promessa. Abramo diventerà padre dei credenti attraverso la sua uscita da Ur dei caldei per mettersi in cammino sulla base di una promessa. Giuseppe viene espulso dai…

La Bibbia è un libro di uscite, più che di entrate. L’esodo è l’archetipo inaugurale dell’identità del popolo, più della conquista della terra promessa. Abramo diventerà padre dei credenti attraverso la sua uscita da Ur dei caldei per mettersi in cammino sulla base di una promessa. Giuseppe viene espulso dai suoi fratelli e diventa grande e potente in un paese straniero. Mosè il liberatore porta il suo popolo fuori dall’Egitto. Poi l’esilio sarà questo trauma terribile che senza fine fa riscoprire la propria terra come promessa, ed è esperienza decisiva anche nella costituzione della Bibbia. Il motivo che più di ogni altro esprime l’identità del popolo di Dio è l’uscita, l’esodo. L’identità si costituisce nell’uscita.…

La Bibbia è un libro di uscite, più che di entrate. L’esodo è l’archetipo inaugurale dell’identità del popolo, più della conquista della terra promessa. Abramo diventerà padre dei credenti attraverso la sua uscita da Ur dei caldei per mettersi in cammino sulla base di una promessa. Giuseppe viene espulso dai suoi fratelli e diventa grande e potente in un paese straniero. Mosè il liberatore porta il suo popolo fuori dall’Egitto. Poi l’esilio sarà questo trauma terribile che senza fine fa riscoprire la propria terra come promessa, ed è esperienza decisiva anche nella costituzione della Bibbia. Il motivo che più di ogni altro esprime l’identità del popolo di Dio è l’uscita, l’esodo. L’identità si costituisce nell’uscita. Ma l’uscita diventa itinerario. Non si tratta solo di lasciare una terra, di liberarsi da una schiavitù, si traccia un itinerario rilevante. Come? Raccontandolo e ri-raccontandolo, ogni volta integrando nuove esperienze. L’uscita diventa una vita da raccontare a qualcuno, un’identità da condividere con altri, una fede da confessare a tutti. Perché anche Dio esce e si fa vicino: «udì la nostra voce, vide la nostra oppressione». Dio entra nella mischia e l’uscita diventa itinerario nel quale il popolo, ma anche ciascuno, può dire nello stesso soffio la fede e la propria identità, come un percorso, come una traccia che lascia il segno sul terreno. Questo perché quando il popolo chiama, Dio risponde. Dio viene e chiama, l’uomo va e risponde. (…) L’esodo si trasforma in un itinerario. Dio non chiede uno spazio riservato per intervenire nella storia dell’uomo, non interviene in uno spazio sacro, entra nella mischia e l’uscita diventa itinerario nel quale il popolo, ma anche ciascuno può dire nello stesso soffio la fede e la propria identità. Questo passaggio dall’esodo all’itinerario ci richiama con forza in una società dove molti si sono incamminati, costretti dalla violenza, dalla necessità economica, o anche mossi dal bisogno di scoprire nuovi orizzonti, dalla speranza di vivere un vita più serena e appagata, e sono approdati in terra altrui. Emigranti, migranti, immigranti. La promessa è che tutti questi esodi potranno diventare degli itinerari, percorsi significativi che ciascuno potrà…

Lazzaro Mocenigo

Convittore
1624-1657

Giovanni Ottavio Bufalini

Principe di Belle Lettere
1709-1782

Alfonso Varano

Principe di Belle Lettere
1705-1788

Caterino Cornaro della Regina

Convittore
1624-1669
Citazione del giorno

L’uomo crede sovente di guidarsi allorché è guidato; e mentre con la mente tende a una meta, il cuore lo trascina insensibilmente verso un’altra.

Ritratto del giorno

Massimiliano Francesco Angelelli

Accademico di Belle Lettere
1775-1853
Dal passato

dal passato – Villaggio Regina Elena Messina (lastra FSC)

Le Pubblicazioni

I due volti del tempo

Festa e lavoro tra sacro e profano
Edizioni Dehoniane - Bologna, 2013
Il Patrimonio

Madonna con bambino

Chiesa di San Carlo
1770

Filosofia e teatro

Le Operette morali da Giacomo Leopardi, mise en espace, ERT − Emilia Romagna Teatro Fondazione e Fondazione San Carlo, 7…

Osservare l’antico per conoscere il moderno

Il tema del workshop dell’anno 2019 organizzato dalla Fondazione San Carlo con gli studenti delle scuole superiori è l’ambiente. I…

Dai social
Dal Passato
Dal Passato

Il Gatto letterario

Ieri sera, per l’ottava lezione dell’Università Popolare, il prof. Dario Carraroli ha tenuto la sua seconda lezione sugli animali domestici…

Ieri sera, per l’ottava lezione dell’Università Popolare, il prof. Dario Carraroli ha tenuto la sua seconda lezione sugli animali domestici nella letteratura soffermandosi, questa volta, sul gatto.

L’oratore ha diviso la conferenza in tre parti. Nella prima ha considerato il gatto come un animale pauroso, malefico, compagno di streghe, e questa credenza era generale nel Medio Evo. Nella seconda l’ha considerato sotto l’aspetto burlesco, raccontando dei poeti che volevano ad ogni costo trovare materia di riso e spesso narravano i tormenti e i patimenti inflitti ai gatti, scrivendo poesie dalle quali traspare una certa crudeltà, frutto certamente dei costumi grossolani e barbari di quel tempo.

Nella terza parte considerava il gatto sotto un benigno aspetto, facendo osservare che un nuovo…

Ieri sera, per l’ottava lezione dell’Università Popolare, il prof. Dario Carraroli ha tenuto la sua seconda lezione sugli animali domestici nella letteratura soffermandosi, questa volta, sul gatto.

L’oratore ha diviso la conferenza in tre parti. Nella prima ha considerato il gatto come un animale pauroso, malefico, compagno di streghe, e questa credenza era generale nel Medio Evo. Nella seconda l’ha considerato sotto l’aspetto burlesco, raccontando dei poeti che volevano ad ogni costo trovare materia di riso e spesso narravano i tormenti e i patimenti inflitti ai gatti, scrivendo poesie dalle quali traspare una certa crudeltà, frutto certamente dei costumi grossolani e barbari di quel tempo.

Nella terza parte considerava il gatto sotto un benigno aspetto, facendo osservare che un nuovo sistema di filosofare dava all’animale una vita superiore, cercando di penetrare nel cervello dell’animale stesso e conoscere lo svolgersi dei suoi pensieri. In questo periodo si ebbero lavori di genio e il gatto ottenne l’onore di ispirare al Baudelaire un vero capolavoro in cui si fondono pensieri profondi e cose gentili.

Il chiarissimo conferenziere alla fine del suo dire raccoglieva vivissimi applausi dal pubblico entusiasmato: il ragioniere del Collegio San Carlo, che come sempre ha ospitato la conferenza nella sua Sala Grande, ha sottolineato in particolare per la conferenza di ieri sera che il professore ha trovato la giusta chiave di comunicazione, unendo l’utilità della formazione alla piacevolezza dell’argomento…

Piccole ragioni

“Perché?” è una di quelle domande che da sempre i più piccoli pongono con insistenza agli adulti che li circondano quando non sono soddisfatti delle loro risposte. Da lì, da…