““fino alle camerata…
Il mio passaggio segreto – 2
““fino alle camerata…
““fino alle camerata partendo dai corridoi, è illuminato da candele è pieno…
Gli occhi del corpo e gli occhi dell’anima
Un curioso aneddoto, conservato da Simplicio nel suo Commento alle categorie di Aristotele (p. 208, 28-32 = SSR V A 149), potrebbe ben costituire la migliore introduzione al tema di questa conferenza. Vi si narra infatti di un mordace scambio di battute, in cui Antistene, pensando così di mettere sotto…
Un curioso aneddoto, conservato da Simplicio nel suo Commento alle categorie di Aristotele (p. 208, 28-32 = SSR V A 149), potrebbe ben costituire la migliore introduzione al tema di questa conferenza. Vi si narra infatti di un mordace scambio di battute, in cui Antistene, pensando così di mettere sotto scacco Platone, lo apostrofa più o meno così: “Caro il mio Platone, vedo certamente il cavallo, ma la cavallinità proprio no!”. Senza scomporsi – e con altrettanta feroce ironia – Platone replica: “Lo credo bene, perché hai l’occhio con cui si vede il cavallo, ma non possiedi affatto quello con cui si contempla la cavallinità!”. Il terreno su cui si consuma lo scontro, che è…
Un curioso aneddoto, conservato da Simplicio nel suo Commento alle categorie di Aristotele (p. 208, 28-32 = SSR V A 149), potrebbe ben costituire la migliore introduzione al tema di questa conferenza. Vi si narra infatti di un mordace scambio di battute, in cui Antistene, pensando così di mettere sotto scacco Platone, lo apostrofa più o meno così: “Caro il mio Platone, vedo certamente il cavallo, ma la cavallinità proprio no!”. Senza scomporsi – e con altrettanta feroce ironia – Platone replica: “Lo credo bene, perché hai l’occhio con cui si vede il cavallo, ma non possiedi affatto quello con cui si contempla la cavallinità!”. Il terreno su cui si consuma lo scontro, che è insieme ontologico e conoscitivo ed etico, è quello che ha segnato sin dall’inizio i destini della tradizione del pensiero occidentale: possiamo e dobbiamo restare all’interno della sola dimensione corporea, con i suoi apparati percettivi sensoriali più o meno affidabili, oppure possiamo e anzi fortemente dobbiamo staccarci dal corpo, per affidarci a una realtà diversa, più alta e più profonda, ovvero a quell’anima che sembra fare la sua comparsa nella riflessione filosofica già con Eraclito, per poi affermarsi con la tradizione pitagorica e infine soprattutto con Socrate e Platone? Proprio a Platone sarà dedicata la prima parte di questa lectio inauguralis, con l’intento di mettere a fuoco, rispetto all’anima platonica, da una parte la sua struttura e il suo destino (con particolare attenzione alla splendida immagine mitica della biga alata conservata nel Fedro, 246a-251b), dall’altra l’uso che essa sa fare delle immagini, che pure vengono veicolate dal corpo, ma su cui al massimo ci si può fondare per slanciarsi oltre, per raggiungere una metà extra-corporea (come con rara efficacia letteraria mostra la scala amoris descritta nei dettagli nel Simposio, 209e-212c). Nella seconda parte della conferenza, invece, contro la pretesa superiorità degli occhi dell’anima, sarà dato spazio alla teoria più anti-platonica che il mondo antico abbia conosciuto:…
Wittgenstein e l’interpretazione
“Ciascuno badi bene a come costruisce”
Il fatto è che esiste un ordine di difficoltà interne al rapporto educativo che nasce proprio dal suo decorso fisiologico. E crea una situazione di stasi, di impotenza. Non si riesce più ad andare d’accordo: ma non se ne comprende la ragione, perché ciascuno ha l’impressione di aver fatto quello…
Il fatto è che esiste un ordine di difficoltà interne al rapporto educativo che nasce proprio dal suo decorso fisiologico. E crea una situazione di stasi, di impotenza. Non si riesce più ad andare d’accordo: ma non se ne comprende la ragione, perché ciascuno ha l’impressione di aver fatto quello che doveva nei confronti dell’altro. Eppure ci si trova paralizzati, fermi. Solo che, paradossalmente, rimanendo fermi la distanza cresce. Sopraffatti dallo sgomento non ci si parla più: fino al momento in cui si preferisce interrompere il rapporto. Un rapporto che, nella memoria degli interessati, era pur incominciato come un rapporto buono, destinato a crescere. Paolo, Apollo, Cefa: tutti questi ministri del vangelo hanno incominciato il…
Il fatto è che esiste un ordine di difficoltà interne al rapporto educativo che nasce proprio dal suo decorso fisiologico. E crea una situazione di stasi, di impotenza. Non si riesce più ad andare d’accordo: ma non se ne comprende la ragione, perché ciascuno ha l’impressione di aver fatto quello che doveva nei confronti dell’altro. Eppure ci si trova paralizzati, fermi. Solo che, paradossalmente, rimanendo fermi la distanza cresce. Sopraffatti dallo sgomento non ci si parla più: fino al momento in cui si preferisce interrompere il rapporto. Un rapporto che, nella memoria degli interessati, era pur incominciato come un rapporto buono, destinato a crescere. Paolo, Apollo, Cefa: tutti questi ministri del vangelo hanno incominciato il loro ministero cercando di far crescere nella fede le persone loro affidate. Tutti hanno fatto del loro meglio, hanno cercato di far bene, di far progredire nella sequela del Signore. E invece, ad un certo punto, la comunità si trova divisa e in conflitto. Le persone non si accettano più, si scoprono diverse, difendono la loro diversità con la stessa tenacia con la quale dovrebbero difendere la loro comune origine. Anzi, la difendono più di quest’ultima: denunciando come sospetta la reale appartenenza dell’altro all’identico fondamento. Paolo cerca di capire e di far capire quello che è successo: giacché è certo che tutto ebbe origine da un solo principio, e questo principio è anche l’unico possibile per ogni venuta alla luce nella fede. È inutile negarlo, rimettendo in discussione la “nascita”. Tutti hanno incominciato credendo nel Signore, tutti sono stati battezzati nel Signore: è un punto fermo. Ma ad un certo punto si trovano divisi, sembra che abbiano un cristianesimo diverso. Com’è potuto accadere? Paolo spiega: non basta mettere il buon fondamento, che pure è la cosa essenziale. Ciascuno deve guardare a come vi costruisce sopra: insomma, bisogna badare a come “si cresce” e “si fa crescere”. Bisogna pertanto possedere, sin dall’inizio, un progetto educativo coerente con quel fondamento. Noi siamo talora portati a pensare che se le basi sono buone, l’albero cresce bene: altrimenti vuol dire che le basi erano fasulle. Non è sempre così.…
Giacomo Molza
Paolo Emilio Campi
Giuseppe Campori
Paolo Boschetti
Il diritto dell’intolleranza è assurdo e barbaro: è il diritto delle tigri. È anzi più orribile perché le tigri non si sbranano che per nutrirsi, e noi ci siamo sterminati per dei paragrafi.
Leonardo Salimbeni
Porta Etrusca di Urbino, primi del Novecento (lastra FSC)
L’islam degli sciiti
San Filippo Neri predica alla folla in presenza di San Carlo
Filosofia e teatro
Le Operette morali da Giacomo Leopardi, mise en espace, ERT − Emilia Romagna Teatro Fondazione e Fondazione San Carlo, 7…
Il Dialogo sopra i due massimi sistemi diventa graphic novel!
Quest’anno i ragazzi degli Istituti Superiori Secondari che hanno partecipato alla quarta edizione del workshop organizzato dalla Fondazione San Carlo…
I polmoni, il sangue e l’impasto di farina
Dalla Redazione - E' giunta stamattina in Redazione una lettera aperta dell'illustre medico Bernardino Ramazzini, professore ordinario di Medicina presso…
Dalla Redazione - E' giunta stamattina in Redazione una lettera aperta dell'illustre medico Bernardino Ramazzini, professore ordinario di Medicina presso l'Università di Modena.
Il professore ci prega di pubblicare il suo testo perché l'aggiornamento dei suoi studi sia noto non solo negli ambienti accademici ma all'intera popolazione e noi, come servizio pubblico, riportiamo volentieri di seguito l'intero scritto:
Il lavoro per scoprire le cose della natura incontra tali oscurità e difficoltà, che i nostri sensi sembrano incapaci di determinare alcunché perfettamente. Per quanto, ostinandoci in un lavoro improbo, osserviamo la natura madre nei suoi prodotti, come in un libro scritto in forma enigmatica, e frugando tra i visceri degli animali, cerchiamo di scoprire quanto in essi si occulta; alla fine…
Dalla Redazione - E' giunta stamattina in Redazione una lettera aperta dell'illustre medico Bernardino Ramazzini, professore ordinario di Medicina presso l'Università di Modena.
Il professore ci prega di pubblicare il suo testo perché l'aggiornamento dei suoi studi sia noto non solo negli ambienti accademici ma all'intera popolazione e noi, come servizio pubblico, riportiamo volentieri di seguito l'intero scritto:
Il lavoro per scoprire le cose della natura incontra tali oscurità e difficoltà, che i nostri sensi sembrano incapaci di determinare alcunché perfettamente. Per quanto, ostinandoci in un lavoro improbo, osserviamo la natura madre nei suoi prodotti, come in un libro scritto in forma enigmatica, e frugando tra i visceri degli animali, cerchiamo di scoprire quanto in essi si occulta; alla fine riconosciamo che i nostri sforzi non riescono ad afferrare la verità se non attraverso immensi tedi di osservazioni, in cui cerchiamo di farci luce come per gradi, sezionando ora gli insetti ed ora gli animali perfetti. E’ infatti costume della natura intraprendere le sue grandi opere soltanto dopo una serie di tentativi a più bassi livelli, e abbozzare negli animali imperfetti il piano degli animali perfetti.
Per entrare in argomento riprendo due punti che avevo lasciato in sospeso nelle mie prime comunicazioni circa i polmoni, ripromettendomi di sottoporli a indagini più approfondite.
Sulla funzione dei polmoni so che molte teorie ci sono state lasciate dagli Antichi, ma moltissimo se…
Avvenimento al trono di Alessandro il Grande
A Filippo, Re di Macedonia, successe il figlio Alessandro che sarà poi chiamato il Grande per le vittorie che riportò.
Egli salì al trono quando Sirmio, Re dei Triballi o…