Né la pace né la guerra sono destini biologici necessari inscritti nei nostri geni.

Laboratorio duemilaventisei

Il mio passaggio segreto – 1

“vorrei che il…

“vorrei che il…

“vorrei che il mio passaggio segreto fosse aperto a tutti”

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Argomenti / Centro culturale

Luoghi domestici e contesti di vita quotidiana nel Medioevo

La stanza da letto, più ancora della cucina, era il cuore della casa medievale. Quella stanza non veniva condannata, come oggi, alla solitudine diurna ma, al contrario, anche con la luce continuava a essere vivacemente utilizzata: per pranzare, studiare, magari stando a letto e al caldo a ricevere persone in…

La stanza da letto, più ancora della cucina, era il cuore della casa medievale. Quella stanza non veniva condannata, come oggi, alla solitudine diurna ma, al contrario, anche con la luce continuava a essere vivacemente utilizzata: per pranzare, studiare, magari stando a letto e al caldo a ricevere persone in visita. Se si fosse stati re, dal «letto di giustizia» si potevano anche emettere sentenze e giudizi. Il freddo, le correnti d’aria erano percepiti come una presenza costante, quasi non venisse mai l’estate, perché i mezzi per ostacolarli erano ìmpari, anche se diversificati e ingegnosi: porte contro-vento, pedane e tappeti, cortine intorno ai letti, cuffie e papaline, coperte a strati e, per chi poteva, spesse…

La stanza da letto, più ancora della cucina, era il cuore della casa medievale. Quella stanza non veniva condannata, come oggi, alla solitudine diurna ma, al contrario, anche con la luce continuava a essere vivacemente utilizzata: per pranzare, studiare, magari stando a letto e al caldo a ricevere persone in visita. Se si fosse stati re, dal «letto di giustizia» si potevano anche emettere sentenze e giudizi. Il freddo, le correnti d’aria erano percepiti come una presenza costante, quasi non venisse mai l’estate, perché i mezzi per ostacolarli erano ìmpari, anche se diversificati e ingegnosi: porte contro-vento, pedane e tappeti, cortine intorno ai letti, cuffie e papaline, coperte a strati e, per chi poteva, spesse pellicce.

L’abilità degli artigiani era notevole, testimoniata dai bei mobili intagliati, scrittoi a più piani con leggii girevoli, letti di ogni foggia e culle di tanti tipi per dondolare il neonato e facilitargli il sonno. In effetti non doveva essere semplice per un bimbo addormentarsi, per l’infelicità in cui era piombato dal momento della nascita. Fasciato come una piccola mummia perché le ossa tenere non si storcessero – così si credeva – pieno di piaghe per non essere sufficientemente cambiato e lavato, sovente ammalato, era di solito anche privato delle carezze della mamma e affidato a una balia: una forma di infanticidio differito. Crescere era difficile per un bambino: alimentazione sbagliata, mancanza di igiene, disattenzione da parte degli adulti e, come non bastasse, il demonio sempre all’opera, a portare malattie, rapire e uccidere. L’infanzia era assai breve; i metodi didattici per insegnare a leggere e scrivere, gratificanti e inventivi finché domestici, diventavano assai duri quando alla mamma si sostituiva il maestro.

I giochi però, molti all’aperto, erano svariati e pieni di fantasia, perché i giocattoli veri e propri erano pochi. Anche d’inverno non si rimaneva a casa; era assai più divertente tirarsi le palle di neve, andare in slitta, pattinare, usando – al posto delle…

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La complessità del progresso

Riflessioni epistemologiche sull'ambivalenza della modernità
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Gerusalemme

Profetismo e messianismo nella tradizione biblica ebraica
Uno dei tratti più tipici della tradizione giudaica è di porre il messia figlio di Giuseppe accanto al messia di ascendenza davidica. La presenza di due messia trova il proprio punto di riferimento biblico in un passo del libro di Zaccaria (4,14). Sotto altra veste compare a Qumran (cfr. 1…
Uno dei tratti più tipici della tradizione giudaica è di porre il messia figlio di Giuseppe accanto al messia di ascendenza davidica. La presenza di due messia trova il proprio punto di riferimento biblico in un passo del libro di Zaccaria (4,14). Sotto altra veste compare a Qumran (cfr. 1 QS 9,11; CD 12,23; 14,19; 20,1), dove accanto al messia laico, o messia d’Israele principe di tutta l’assemblea (1 QM 5,1; 1 QSb 5,20), che è rampollo di Davide (cfr. Commento a Is 4Q 161), vi è un altro messia, quello sacerdotale, discendente di Aronne, scrutatore della legge (CD 7,18), stella di Giacobbe (CD 7,19). All’epoca talmudica la pluralità di figure messianiche porta invece a…
Uno dei tratti più tipici della tradizione giudaica è di porre il messia figlio di Giuseppe accanto al messia di ascendenza davidica. La presenza di due messia trova il proprio punto di riferimento biblico in un passo del libro di Zaccaria (4,14). Sotto altra veste compare a Qumran (cfr. 1 QS 9,11; CD 12,23; 14,19; 20,1), dove accanto al messia laico, o messia d’Israele principe di tutta l’assemblea (1 QM 5,1; 1 QSb 5,20), che è rampollo di Davide (cfr. Commento a Is 4Q 161), vi è un altro messia, quello sacerdotale, discendente di Aronne, scrutatore della legge (CD 7,18), stella di Giacobbe (CD 7,19). All’epoca talmudica la pluralità di figure messianiche porta invece a presupporre, accanto al figlio di Davide, l’esistenza del figlio di Giuseppe. «Il figlio di Giuseppe fu messo a morte, come è scritto: “guarderanno a me che hanno trafitto e faranno lutto per lui come si fa per un unigenito” (Zc 12,10 secondo il testo masoretico)» (b. Sukkà 52a). La tradizione chiama questa figura anche “messia della guerra”, visto che combatterà le guerre di Gog e Magog (cfr. Ez 38-39). Alla fine verrà però ucciso da un antimessia chiamato Armilus (Romulus), a sua volta destinato a essere annientato dal vittorioso messia davidico. Gershom Scholem ha interpretato l’uccisione del figlio di Giuseppe come simbolo della “distruzione della storia”. È una posizione giustificata da una tesi di fondo: l’esistenza nel messianismo ebraico di due polarità contrastanti, una di carattere utopistico, l’altra tutta volta a sottolineare la componente catastrofica insita in ogni atto redentivo. È proprio quest’ultima a venir impersonificata dalla figura del figlio di Giuseppe (figura non a caso accantonata quando fu negata la presenza di una componente catastrofica insita nel messianismo). L’interpretazione proposta da Joseph Klausner vede invece nella figura del messia figlio di Giuseppe l’espressione del polo politico del messianismo ebraico, mentre il messia davidico rappresenta il polo spirituale collegato all’universale riconoscimento del monoteismo. Le modificazioni apportate dall’età messianica, stando alla visione tradizionale, non sono certo frutto di un processo di evoluzione storica. Per il giudaismo rabbinico esse non segnano affatto il collasso definitivo della storia,…

Filippo Filonardi

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Principe di Belle Lettere
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1624-1657
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Ogni conoscenza storica si può rendere con l’immagine di una bilancia che sta in equilibrio: un piatto è carico di ciò che è stato, mentre l’altro è pieno della conoscenza del presente.

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Dal passato

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Il crocevia del mito

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Filosofia e teatro

Il Simposio da Platone, mise en espace, ERT − Emilia Romagna Teatro Fondazione e Fondazione San Carlo, 8 – 10…

I diversi volti dell’ambiente

Cominciano domani le sessioni di presentazione e di discussione dei lavori condotti durante l’anno scolastico dagli studenti di 20 classi…

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Formiggini e la filosofia del ridere

Ieri sera nella Sala Grande del Collegio San Carlo si è tenuta l’undicesima lezione dell’Università Popolare con un ospite d’eccezione,…

Ieri sera nella Sala Grande del Collegio San Carlo si è tenuta l’undicesima lezione dell’Università Popolare con un ospite d’eccezione, il Prof. Angiolino Fortunato Formiggini da Modena. Il celebre scrittore ed editore è stato il protagonista di una lezione sulla “Filosofia del riso” e nell’intera serata ha tenuto avvinto il pubblico con un argomento che interessa ciascuno da vicino: non ha infatti trattato del riso nella letteratura e nelle arti, ma della sua importanza nella vita.

Dopo aver sorvolato rapidamente la questione se il ridere sia esclusiva caratteristica dell’uomo, e dopo avere accennato ad argomenti speciali come al ridere in altri popoli e in altre culture, al ridere nei bambini, alla geografia del ridere, al ridere rispetto al carattere…

Ieri sera nella Sala Grande del Collegio San Carlo si è tenuta l’undicesima lezione dell’Università Popolare con un ospite d’eccezione, il Prof. Angiolino Fortunato Formiggini da Modena. Il celebre scrittore ed editore è stato il protagonista di una lezione sulla “Filosofia del riso” e nell’intera serata ha tenuto avvinto il pubblico con un argomento che interessa ciascuno da vicino: non ha infatti trattato del riso nella letteratura e nelle arti, ma della sua importanza nella vita.

Dopo aver sorvolato rapidamente la questione se il ridere sia esclusiva caratteristica dell’uomo, e dopo avere accennato ad argomenti speciali come al ridere in altri popoli e in altre culture, al ridere nei bambini, alla geografia del ridere, al ridere rispetto al carattere ed al grande tema dell’umorismo, ha posto la domanda essenziale: “che cosa è il riso?”

E non tanto dal punto di vista fisiologico, quanto da quello psicologico. Formiggini ha analizzato il motivo psicologico che ci fa ridere nelle più diverse occasioni, come davanti all’obbiettivo di un cinematografo o di una macchina fotografica, dicendo che una teoria unitaria del ridere oggi non è possibile, come non è possibile una valutazione sintetica del fenomeno. Affermò che si deve essere amici sinceri delle forme più intellettuali e disinteressate del ridere, perché se Mazzini disse che la vita non è felicità, ma dovere, è altresì vero che nessun dovere può precedere quello di amare…

Antioco

Seleuco Callinico Re d'Asia ebbe due figli: un altro Seleuco, poi detto Cerauno, e Antioco, che si conquistò il nome di Grande.

Cerauno era il primogenito. Succeduto al padre, il…