La sofferenza dei martiri deve avere una particolare ricompensa e per questo motivo l’Apocalissi prevede un periodo di mille anni di incatenamento di Satana, perché possano regnare con Cristo.

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Educazione al linguaggio

Piccole ragioni. Filosofia con i bambini

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Il tema della relazione fra il pensiero dell’animale umano e la lingua che parla è stato affrontato molte volte e ha una lunga storia dietro di sé. Su questo tema si scontrano principalmente due posizioni: quella di chi ritiene che la mente umana non abbia bisogno del linguaggio e quella di chi, invece, ritiene che il pensiero umano dipenda dalle lingue. In realtà questa è un’estremizzazione: come nessuno sostiene che il linguaggio non influenzi in alcun modo il pensiero, così nessuno sostiene che senza lingua non ci sia alcun pensiero. La posta in gioco di questa discussione è, più precisamente: il pensiero specificamente umano, quello proprio di Homo sapiens (e non quello condiviso con gli…

Il tema della relazione fra il pensiero dell’animale umano e la lingua che parla è stato affrontato molte volte e ha una lunga storia dietro di sé. Su questo tema si scontrano principalmente due posizioni: quella di chi ritiene che la mente umana non abbia bisogno del linguaggio e quella di chi, invece, ritiene che il pensiero umano dipenda dalle lingue. In realtà questa è un’estremizzazione: come nessuno sostiene che il linguaggio non influenzi in alcun modo il pensiero, così nessuno sostiene che senza lingua non ci sia alcun pensiero. La posta in gioco di questa discussione è, più precisamente: il pensiero specificamente umano, quello proprio di Homo sapiens (e non quello condiviso con gli altri animali), dipende o no dalle lingue? L’animale umano pensa e poi (eventualmente) parla, oppure pensa attraverso le parole? Nel primo caso non c’è bisogno del linguaggio per pensare, nel secondo caso senza lingua non c’è nemmeno pensiero. In realtà, si tratta di un problema che riguarda non soltanto il pensiero, ma coinvolge l’intero corpo, a partire dalle capacità percettive, come dimostra il dibattito sul “linguaggio egocentrico” fra due dei maggiori psicologi del Novecento.

Per lo svizzero Jean Piaget, il bambino che parla «non si preoccupa di sapere né a chi né di essere ascoltato»; «il bambino parla solo di sé e soprattutto non cerca in alcun modo di porsi dal punto di vista dell’interlocutore». Questo uso della lingua è causato dal fatto che all’inizio prevale, nel piccolo della specie umana, il pensiero egocentrico, caratterizzato da una radicale indistinzione tra sé e gli altri, e dall’incapacità di pensare il proprio punto di vista come parziale e relativo. Il linguaggio infantile, per Piaget, è rivolto verso lo stesso parlante, non verso l’altro. All’inizio il pensiero del bambino è egocentrico, cioè all’inizio c’è una mente individuale (sebbene non cosciente di essere il pensiero di un individuo) che poi, progressivamente, si apre alla relazione sociale. Lo stesso accade…

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Una riflessione teologica e artistica
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Sincretismo religioso e miti di fondazione nella Cina classica
Nel loro In Search of Old Peking, Arlington e Lewisohn descrissero nel 1935 la corrispondenza tra la pianta di Pechino e la “figura simbolica” di una divinità chiamata No Cha: «La tradizione ci dice che quando il Principe Yan, futuro Imperatore Yongle, arrivò per la prima volta a Pechino, l’eminente…
Nel loro In Search of Old Peking, Arlington e Lewisohn descrissero nel 1935 la corrispondenza tra la pianta di Pechino e la “figura simbolica” di una divinità chiamata No Cha: «La tradizione ci dice che quando il Principe Yan, futuro Imperatore Yongle, arrivò per la prima volta a Pechino, l’eminente astrologo Liu Bowen gli consegnò un pacco sigillato che conteneva la pianta della nuova capitale, che doveva essere chiamata No Cha. Tali piani erano basati sui principi più approvati della geomanzia e assegnavano un determinato edificio o spazio aperto a una parte del corpo umano». Gli autori elencarono ben 33 siti urbani, corrispondenti a parti del corpo di quest’essere, senza alcun accenno alle loro fonti.…
Nel loro In Search of Old Peking, Arlington e Lewisohn descrissero nel 1935 la corrispondenza tra la pianta di Pechino e la “figura simbolica” di una divinità chiamata No Cha: «La tradizione ci dice che quando il Principe Yan, futuro Imperatore Yongle, arrivò per la prima volta a Pechino, l’eminente astrologo Liu Bowen gli consegnò un pacco sigillato che conteneva la pianta della nuova capitale, che doveva essere chiamata No Cha. Tali piani erano basati sui principi più approvati della geomanzia e assegnavano un determinato edificio o spazio aperto a una parte del corpo umano». Gli autori elencarono ben 33 siti urbani, corrispondenti a parti del corpo di quest’essere, senza alcun accenno alle loro fonti. Il Liu Bowen citato non è altri che Liu Ji (1311-1375), responsabile sotto Ming Hongwu della costruzione di molte strutture palaziali della capitale Nanchino. Morto molto prima delle vicende storiche che portarono allo spostamento della capitale a Pechino, Liu Ji fu presto mitizzato, diventando patrono degli astrologi e dei divinatori. Lo storico Chan Hok-lam si è dedicato più di ogni altro all’analisi di questo intrico di dati leggendari, partendo da alcuni studi dedicati alla figura storica di Liu Ji, e descrivendo poi le fonti, soprattutto orali, che lo mettono anacronisticamente in collegamento con la costituzione della capitale a Pechino, definita “Città di Nezha a otto braccia”. Ma per le prime fonti sulle connessioni tra la pianta della città e questa misteriosa figura dobbiamo risalire al periodo mongolo, per la precisione all’edificazione di Dadu, iniziata nel 1267. Secondo una tradizione attestata già nel XIV secolo, Dadu fu costruita simbolicamente sul corpo di Nezha su progetto di Liu Taibao. Liu Taibao è Liu Bingzhong (1216-1274), consigliere cinese di Khubilay Khan. Astrologo, geomante ed architetto, è considerato autore del progetto urbanistico di Dadu, nonché responsabile dell’edificazione della capitale settentrionale Shangdu. In uno studio del 1990, Nancy Steinhardt già riteneva che la collocazione ad ottagono di edifici cultuali a Shangdu, in corrispondenza con i punti cardinali ed intercardinali, voluta da Liu Bingzhong, fosse frutto di una confluenza della tradizione buddhista tantrica e di quella autoctona legata al Libro dei…

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L’incontro con Mauro Forghieri

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Un autentico viaggio nel tempo, in un’epoca di grandi passioni sportive e successi indimenticabili: questo è stato il filo conduttore dell’incontro di oggi con Mauro Forghieri, direttore tecnico della Scuderia Ferrari negli “Anni d’Oro”. Sotto la sua guida, le monoposto del Cavallino Rampante hanno conquistato ben 54 Gran Premi, 4 titoli piloti e 7 titoli costruttori.

L’uomo che ha scritto la storia dei trionfi Ferrari ha ripercorso con gli studenti del Collegio della Fondazione San Carlo oltre quarant’anni di un’avventura professionale e personale ineguagliabile ai vertici dell’automobilismo sportivo. L’incontro è stato condotto da Roberta Giani, direttrice della Gazzetta di Modena.

L’ingegnere ha esortato gli studenti ad acquisire una solida preparazione nei loro percorsi di studi e a circondarsi di persone capaci: “Se dovessi…

Un autentico viaggio nel tempo, in un’epoca di grandi passioni sportive e successi indimenticabili: questo è stato il filo conduttore dell’incontro di oggi con Mauro Forghieri, direttore tecnico della Scuderia Ferrari negli “Anni d’Oro”. Sotto la sua guida, le monoposto del Cavallino Rampante hanno conquistato ben 54 Gran Premi, 4 titoli piloti e 7 titoli costruttori.

L’uomo che ha scritto la storia dei trionfi Ferrari ha ripercorso con gli studenti del Collegio della Fondazione San Carlo oltre quarant’anni di un’avventura professionale e personale ineguagliabile ai vertici dell’automobilismo sportivo. L’incontro è stato condotto da Roberta Giani, direttrice della Gazzetta di Modena.

L’ingegnere ha esortato gli studenti ad acquisire una solida preparazione nei loro percorsi di studi e a circondarsi di persone capaci: “Se dovessi dare un consiglio a un ingegnere, è quello di cercare compagni molto preparati, che siano tanti e siano bravi, perché le intuizioni non vengono mai da un solo individuo ma dagli scontri di idee in un gruppo. È da lì che nascono le idee all’avanguardia: solo dal confronto con gli altri nascono le migliori intuizioni”. Forghieri si è dilungato in particolare sull’importanza del lavoro di squadra: “l’incontro tra le culture, tra origini e sensibilità diverse, può far nascere la creatività necessaria per sviluppare le tecnologie del futuro”.

La serata era parte del ciclo “Incontri del Collegio”, nell’ambito del quale affermati professionisti e personalità di rilievo condividono con gli studenti le loro…

Piccoli filosofi al lavoro!

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