Né la pace né la guerra sono destini biologici necessari inscritti nei nostri geni.

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Il mio passaggio segreto – 2

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““fino alle camerata partendo dai corridoi, è illuminato da candele è pieno…

Argomenti / Centro culturale

Luoghi domestici e contesti di vita quotidiana nel Medioevo

La stanza da letto, più ancora della cucina, era il cuore della casa medievale. Quella stanza non veniva condannata, come oggi, alla solitudine diurna ma, al contrario, anche con la luce continuava a essere vivacemente utilizzata: per pranzare, studiare, magari stando a letto e al caldo a ricevere persone in…

La stanza da letto, più ancora della cucina, era il cuore della casa medievale. Quella stanza non veniva condannata, come oggi, alla solitudine diurna ma, al contrario, anche con la luce continuava a essere vivacemente utilizzata: per pranzare, studiare, magari stando a letto e al caldo a ricevere persone in visita. Se si fosse stati re, dal «letto di giustizia» si potevano anche emettere sentenze e giudizi. Il freddo, le correnti d’aria erano percepiti come una presenza costante, quasi non venisse mai l’estate, perché i mezzi per ostacolarli erano ìmpari, anche se diversificati e ingegnosi: porte contro-vento, pedane e tappeti, cortine intorno ai letti, cuffie e papaline, coperte a strati e, per chi poteva, spesse…

La stanza da letto, più ancora della cucina, era il cuore della casa medievale. Quella stanza non veniva condannata, come oggi, alla solitudine diurna ma, al contrario, anche con la luce continuava a essere vivacemente utilizzata: per pranzare, studiare, magari stando a letto e al caldo a ricevere persone in visita. Se si fosse stati re, dal «letto di giustizia» si potevano anche emettere sentenze e giudizi. Il freddo, le correnti d’aria erano percepiti come una presenza costante, quasi non venisse mai l’estate, perché i mezzi per ostacolarli erano ìmpari, anche se diversificati e ingegnosi: porte contro-vento, pedane e tappeti, cortine intorno ai letti, cuffie e papaline, coperte a strati e, per chi poteva, spesse pellicce.

L’abilità degli artigiani era notevole, testimoniata dai bei mobili intagliati, scrittoi a più piani con leggii girevoli, letti di ogni foggia e culle di tanti tipi per dondolare il neonato e facilitargli il sonno. In effetti non doveva essere semplice per un bimbo addormentarsi, per l’infelicità in cui era piombato dal momento della nascita. Fasciato come una piccola mummia perché le ossa tenere non si storcessero – così si credeva – pieno di piaghe per non essere sufficientemente cambiato e lavato, sovente ammalato, era di solito anche privato delle carezze della mamma e affidato a una balia: una forma di infanticidio differito. Crescere era difficile per un bambino: alimentazione sbagliata, mancanza di igiene, disattenzione da parte degli adulti e, come non bastasse, il demonio sempre all’opera, a portare malattie, rapire e uccidere. L’infanzia era assai breve; i metodi didattici per insegnare a leggere e scrivere, gratificanti e inventivi finché domestici, diventavano assai duri quando alla mamma si sostituiva il maestro.

I giochi però, molti all’aperto, erano svariati e pieni di fantasia, perché i giocattoli veri e propri erano pochi. Anche d’inverno non si rimaneva a casa; era assai più divertente tirarsi le palle di neve, andare in slitta, pattinare, usando – al posto delle…

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La complessità del progresso

Riflessioni epistemologiche sull'ambivalenza della modernità
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Gerusalemme

Profetismo e messianismo nella tradizione biblica ebraica
Uno dei tratti più tipici della tradizione giudaica è di porre il messia figlio di Giuseppe accanto al messia di ascendenza davidica. La presenza di due messia trova il proprio punto di riferimento biblico in un passo del libro di Zaccaria (4,14). Sotto altra veste compare a Qumran (cfr. 1…
Uno dei tratti più tipici della tradizione giudaica è di porre il messia figlio di Giuseppe accanto al messia di ascendenza davidica. La presenza di due messia trova il proprio punto di riferimento biblico in un passo del libro di Zaccaria (4,14). Sotto altra veste compare a Qumran (cfr. 1 QS 9,11; CD 12,23; 14,19; 20,1), dove accanto al messia laico, o messia d’Israele principe di tutta l’assemblea (1 QM 5,1; 1 QSb 5,20), che è rampollo di Davide (cfr. Commento a Is 4Q 161), vi è un altro messia, quello sacerdotale, discendente di Aronne, scrutatore della legge (CD 7,18), stella di Giacobbe (CD 7,19). All’epoca talmudica la pluralità di figure messianiche porta invece a…
Uno dei tratti più tipici della tradizione giudaica è di porre il messia figlio di Giuseppe accanto al messia di ascendenza davidica. La presenza di due messia trova il proprio punto di riferimento biblico in un passo del libro di Zaccaria (4,14). Sotto altra veste compare a Qumran (cfr. 1 QS 9,11; CD 12,23; 14,19; 20,1), dove accanto al messia laico, o messia d’Israele principe di tutta l’assemblea (1 QM 5,1; 1 QSb 5,20), che è rampollo di Davide (cfr. Commento a Is 4Q 161), vi è un altro messia, quello sacerdotale, discendente di Aronne, scrutatore della legge (CD 7,18), stella di Giacobbe (CD 7,19). All’epoca talmudica la pluralità di figure messianiche porta invece a presupporre, accanto al figlio di Davide, l’esistenza del figlio di Giuseppe. «Il figlio di Giuseppe fu messo a morte, come è scritto: “guarderanno a me che hanno trafitto e faranno lutto per lui come si fa per un unigenito” (Zc 12,10 secondo il testo masoretico)» (b. Sukkà 52a). La tradizione chiama questa figura anche “messia della guerra”, visto che combatterà le guerre di Gog e Magog (cfr. Ez 38-39). Alla fine verrà però ucciso da un antimessia chiamato Armilus (Romulus), a sua volta destinato a essere annientato dal vittorioso messia davidico. Gershom Scholem ha interpretato l’uccisione del figlio di Giuseppe come simbolo della “distruzione della storia”. È una posizione giustificata da una tesi di fondo: l’esistenza nel messianismo ebraico di due polarità contrastanti, una di carattere utopistico, l’altra tutta volta a sottolineare la componente catastrofica insita in ogni atto redentivo. È proprio quest’ultima a venir impersonificata dalla figura del figlio di Giuseppe (figura non a caso accantonata quando fu negata la presenza di una componente catastrofica insita nel messianismo). L’interpretazione proposta da Joseph Klausner vede invece nella figura del messia figlio di Giuseppe l’espressione del polo politico del messianismo ebraico, mentre il messia davidico rappresenta il polo spirituale collegato all’universale riconoscimento del monoteismo. Le modificazioni apportate dall’età messianica, stando alla visione tradizionale, non sono certo frutto di un processo di evoluzione storica. Per il giudaismo rabbinico esse non segnano affatto il collasso definitivo della storia,…

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Ogni conoscenza storica si può rendere con l’immagine di una bilancia che sta in equilibrio: un piatto è carico di ciò che è stato, mentre l’altro è pieno della conoscenza del presente.

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Principe di Scienze e di Belle Lettere
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Tornano anche quest’anno i workshop organizzati dalla Fondazione San Carlo, per l’occasione gli studenti della classe 5 C del corso…

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Commemorazione di Ciro Menotti e Vincenzo Borelli – corteo da Piazza Roma ai resti delle forche

Nella giornata di ieri, 26 maggio, in occasione dell’83° anniversario della morte di Ciro Menotti e di Vincenzo Borelli, la…

Nella giornata di ieri, 26 maggio, in occasione dell’83° anniversario della morte di Ciro Menotti e di Vincenzo Borelli, la cittadinanza ha reso un tributo di riconoscenza ai due patrioti con un pellegrinaggio al quale hanno partecipato le autorità accanto ad associazioni, scuole e un notevole concorso di popolo. Il corteo, promosso dalla Gazzetta di Modena e formatosi in piazza Roma alle ore 16, si è disposto a quadrato intorno al monumento al Menotti posto davanti al Palazzo Ducale. I pompieri hanno collocato ai suoi piedi una grande corona offerta dal Comune, recante i colori municipali, e si è cantato l’inno di Mameli.

Il corteo si è mosso in direzione della casa del patriota, poi lungo via Università, via…

Nella giornata di ieri, 26 maggio, in occasione dell’83° anniversario della morte di Ciro Menotti e di Vincenzo Borelli, la cittadinanza ha reso un tributo di riconoscenza ai due patrioti con un pellegrinaggio al quale hanno partecipato le autorità accanto ad associazioni, scuole e un notevole concorso di popolo. Il corteo, promosso dalla Gazzetta di Modena e formatosi in piazza Roma alle ore 16, si è disposto a quadrato intorno al monumento al Menotti posto davanti al Palazzo Ducale. I pompieri hanno collocato ai suoi piedi una grande corona offerta dal Comune, recante i colori municipali, e si è cantato l’inno di Mameli.

Il corteo si è mosso in direzione della casa del patriota, poi lungo via Università, via del Castellaro, via Scudari per poi entrare in via Emilia e proseguire verso S. Agostino, giungendo infine agli spalti della Cittadella dove il direttore della Gazzetta, il sindaco Pier Luigi San Donnino e il deputato Ottorino Nava hanno tenuto un discorso alla popolazione e hanno poi invitato Giovanni Borelli, discendente di Vincenzo, a prendere la parola per concludere la commemorazione mentre le autorità e la popolazione lasciavano numerosissimi omaggi floreali accanto ai resti delle forche dei due patrioti.

In vista dell’anniversario sono giunte in redazione numerose lettere di concittadini e lettori che ci chiedono di ricordare le vicende legate alla riscoperta di questi cimeli: in risposta alle richieste ne tracciamo…

Immaginare un’isola

Immaginate di essere in viaggio verso un’isola disabitata. Immaginate di essere voi i fondatori di un luogo nuovo, in cui vivere davvero bene. Vedete l’isola nella vostra mente? Bene. Ora…