«Regno di Dio» è espressione frequente e cruciale nei Sinottici, ma rara tanto negli altri testi neotestamentari, quanto nella letteratura giudaica.

Laboratorio duemilaventisei

Il mio passaggio segreto – 1

“vorrei che il…

“vorrei che il…

“vorrei che il mio passaggio segreto fosse aperto a tutti”

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Argomenti / Centro culturale

Arte e tecnica nel Novecento

Dal figurativo all’astratto

Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento il rapporto dell’arte con la tecnica diventa un altro capitolo dell’estetica, uno dei temi della riflessione sull’arte. Se si riduce l’arte alla sua essenza puramente teoretica e la tecnica a mera attività pratica si decreta il divorzio tra arte e tecnica,…

Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento il rapporto dell’arte con la tecnica diventa un altro capitolo dell’estetica, uno dei temi della riflessione sull’arte. Se si riduce l’arte alla sua essenza puramente teoretica e la tecnica a mera attività pratica si decreta il divorzio tra arte e tecnica, come di fatto avvenne nel Settecento. Le tematiche relative al gusto, all’immaginazione e l’insistenza sul valore della creatività e unicità dell’opera del genio sanciscono la subordinazione della tecnica a quel “talento naturale”, di cui parla Kant. Certo, come vuole Hegel nell’Estetica, «l’abilità e la bravura nel campo tecnico e manuale costituiscono un lato del genio stesso». Tuttavia l’esasperato potere concesso all’immaginazione e al genio e…

Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento il rapporto dell’arte con la tecnica diventa un altro capitolo dell’estetica, uno dei temi della riflessione sull’arte. Se si riduce l’arte alla sua essenza puramente teoretica e la tecnica a mera attività pratica si decreta il divorzio tra arte e tecnica, come di fatto avvenne nel Settecento. Le tematiche relative al gusto, all’immaginazione e l’insistenza sul valore della creatività e unicità dell’opera del genio sanciscono la subordinazione della tecnica a quel “talento naturale”, di cui parla Kant. Certo, come vuole Hegel nell’Estetica, «l’abilità e la bravura nel campo tecnico e manuale costituiscono un lato del genio stesso». Tuttavia l’esasperato potere concesso all’immaginazione e al genio e soprattutto il credo via via imperante nella concezione dell’“arte per l’arte” sembrano essere le cause del sorgere di quel concetto di “tecnica per la tecnica” ormai del tutto avulsa dal fare artistico. La nota esclusione, da parte dell’estetica crociana, di qualsiasi portata della tecnica dal significato ultimo dell’opera d’arte può essere qui presa come esempio. Una dottrina dei mezzi dell’espressione interna è per Croce del tutto inconcepibile. L’espressione è «attività teoretica elementare», che precede la pratica e «le conoscenze intellettive che rischiarano la pratica» stessa. L’estetica, quale scienza dell’espressione esclude definitivamente la tecnica dal suo orizzonte. Croce riduce perciò l’arte a chiusa teoreticità, nella quale la tecnica non può mai darsi come estetica o come artistica (non può infatti mai darsi una tecnica del teoretico ma solo una tecnica del pratico). Sarà Antonio Banfi (1886-1957) in Italia, attraverso l’elaborazione di posizioni vicine a quelle di Simmel e di temi anticipati da Dessoir, a promuovere un razionalismo critico, nel quale si giustifica l’autonomia dell’arte, che non si spiega come una forma permanente dello spirito bensì nel senso di un empirico e multiforme manifestarsi dell’esperienza artistica. Tale esperienza non esclude, ma anzi richiede, la funzione universalizzante della ragione. D’altra parte il valore di un’opera d’arte è sempre…

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Ambienti preistorici

Variabilità e migrazioni nella storia evolutiva dell'umanità
Argomenti / Centro studi religiosi

La grande dea

Divinità e ruolo della donna nelle tradizioni dell'India

Come per tutti i grandi protagonisti della mitologia, l’entrata in scena nel mondo divino di Parvati, forma seducente e risplendente della Grande Dea, è introdotta da un preludio, un preludio particolare, tipicamente indiano, ma per nulla trionfale, anzi cupo e funebre, diversamente da ciò che ci si potrebbe attendere. Shiva…

Come per tutti i grandi protagonisti della mitologia, l’entrata in scena nel mondo divino di Parvati, forma seducente e risplendente della Grande Dea, è introdotta da un preludio, un preludio particolare, tipicamente indiano, ma per nulla trionfale, anzi cupo e funebre, diversamente da ciò che ci si potrebbe attendere. Shiva sposa Sati, letteralmente «Colei che è», ossia la «Vera, Veridica». Il padre di Sati, Daksha, non è entusiasta del genero, «poco convenzionale. Shiva e Sati si ritirano allora sul monte Kailasa e Daksha prepara un sacrificio del cavallo al quale invita tutti gli dèi tranne Shiva. Mentre il dio non si infastidisce per l’affronto, la sua consorte è sconvolta dall’offesa e si reca irata al…

Come per tutti i grandi protagonisti della mitologia, l’entrata in scena nel mondo divino di Parvati, forma seducente e risplendente della Grande Dea, è introdotta da un preludio, un preludio particolare, tipicamente indiano, ma per nulla trionfale, anzi cupo e funebre, diversamente da ciò che ci si potrebbe attendere. Shiva sposa Sati, letteralmente «Colei che è», ossia la «Vera, Veridica». Il padre di Sati, Daksha, non è entusiasta del genero, «poco convenzionale. Shiva e Sati si ritirano allora sul monte Kailasa e Daksha prepara un sacrificio del cavallo al quale invita tutti gli dèi tranne Shiva. Mentre il dio non si infastidisce per l’affronto, la sua consorte è sconvolta dall’offesa e si reca irata al sacrificio del padre, da cui è respinta in modo sdegnoso. Sati allora, in preda alla collera, si uccide bruciandosi per mezzo dell’ardore accumulato dentro di sé con la pratica yogica. Non appena apprende la notizia della morte di sua moglie, Shiva si infuria e attacca il sacrificio di Daksha con le sue orde demoniache, assumendo la forma terrificante di Virabhadra. Ogni cosa è distrutta e Daksha, decapitato da Shiva, morendo diventa egli stesso vittima sacrificale del rito. Shiva allora ripristina il sacrificio e resuscita il suocero, secondo alcune versioni con la testa di una capra, e il rito procede senza intoppi con la partecipazione del dio» (G. Flood). In alcune redazioni del mito, forse più tarde, Shiva folle di dolore vaga per l’universo con il cadavere della sposa sulle spalle; Vishnu impietosito interviene e, saettando di lontano con le sue frecce, fa in pezzi il cadavere della dea: ciascun luogo (sono 51 nella lista corrente ristretta, 108 nella più ampia) dove un brandello cade è sacro, santificato dalla carne divina di Sati, ed è chiamato shaktipitha, letteralmente «piedestallo, trono della potenza». Il nome, per niente casuale, è di fortissima significazione. Anche Shiva in qualche sua forma eternamente dimora in ciascuno di questi luoghi, tra i quali notissimo il Kalighat di Kolkata (Calcutta). In India però tutti gli esseri rinascono, non solo gli umani e gli animali, anche i divini: così si sa che Sati è…

Giacomo Molza

Convittore
1715-1792

Luigi Manzini

Maestro di disegno
1805-1866

Federico Manfredini

Convittore
1743-1829

Paolo Boschetti

Fondatore del Collegio dei Nobili
1585-1627
Citazione del giorno

L’opera d’arte è essenzialmente una domanda, un’apostrofe rivolta a un cuore che vi fa eco, un grido rivolto agli animi e agli spiriti.

Ritratto del giorno

Carlo Piancastelli

Convittore
1867-1938
Dal passato

Dirigibile in volo (lastra FSC)

Le Pubblicazioni

L’islam degli sciiti

Dalla saggezza mistica alla tentazione politica
Edizioni Dehoniane - Bologna, 2016
Il Patrimonio

Pivale

Cappella dei convittori
metà XVIII secolo

Filosofia e teatro

Il Simposio da Platone, mise en espace, ERT − Emilia Romagna Teatro Fondazione e Fondazione San Carlo, 8 – 10…

I diversi volti dell’ambiente

Cominciano domani le sessioni di presentazione e di discussione dei lavori condotti durante l’anno scolastico dagli studenti di 20 classi…

Dai social
Dal Passato
Dal Passato

I polmoni, il sangue e l’impasto di farina

Dalla Redazione - E' giunta stamattina in Redazione una lettera aperta dell'illustre medico Bernardino Ramazzini, professore ordinario di Medicina presso…

Dalla Redazione - E' giunta stamattina in Redazione una lettera aperta dell'illustre medico Bernardino Ramazzini, professore ordinario di Medicina presso l'Università di Modena.

Il professore ci prega di pubblicare il suo testo perché l'aggiornamento dei suoi studi sia noto non solo negli ambienti accademici ma all'intera popolazione e noi, come servizio pubblico, riportiamo volentieri di seguito l'intero scritto:

Il lavoro per scoprire le cose della natura incontra tali oscurità e difficoltà, che i nostri sensi sembrano incapaci di determinare alcunché perfettamente. Per quanto, ostinandoci in un lavoro improbo, osserviamo la natura madre nei suoi prodotti, come in un libro scritto in forma enigmatica, e frugando tra i visceri degli animali, cerchiamo di scoprire quanto in essi si occulta; alla fine…

Dalla Redazione - E' giunta stamattina in Redazione una lettera aperta dell'illustre medico Bernardino Ramazzini, professore ordinario di Medicina presso l'Università di Modena.

Il professore ci prega di pubblicare il suo testo perché l'aggiornamento dei suoi studi sia noto non solo negli ambienti accademici ma all'intera popolazione e noi, come servizio pubblico, riportiamo volentieri di seguito l'intero scritto:

Il lavoro per scoprire le cose della natura incontra tali oscurità e difficoltà, che i nostri sensi sembrano incapaci di determinare alcunché perfettamente. Per quanto, ostinandoci in un lavoro improbo, osserviamo la natura madre nei suoi prodotti, come in un libro scritto in forma enigmatica, e frugando tra i visceri degli animali, cerchiamo di scoprire quanto in essi si occulta; alla fine riconosciamo che i nostri sforzi non riescono ad afferrare la verità se non attraverso immensi tedi di osservazioni, in cui cerchiamo di farci luce come per gradi, sezionando ora gli insetti ed ora gli animali perfetti. E’ infatti costume della natura intraprendere le sue grandi opere soltanto dopo una serie di tentativi a più bassi livelli, e abbozzare negli animali imperfetti il piano degli animali perfetti.

Per entrare in argomento riprendo due punti che avevo lasciato in sospeso nelle mie prime comunicazioni circa i polmoni, ripromettendomi di sottoporli a indagini più approfondite.

Sulla funzione dei polmoni so che molte teorie ci sono state lasciate dagli Antichi, ma moltissimo se…

Avvenimento al trono di Alessandro il Grande

A Filippo, Re di Macedonia, successe il figlio Alessandro che sarà poi chiamato il Grande per le vittorie che riportò.

Egli salì al trono quando Sirmio, Re dei Triballi o…