La filosofia è una teoria che, attraverso la mediazione giuridica, non può non essere prassi, e tendere a produrre ordine politico razionale

Laboratorio duemilaventisei

Visite guidate

Nel corso dell’anno…

Nel corso dell’anno…

Nel corso dell’anno scolastico 2019 sono state accolte alcune classi delle scuole…

Argomenti / Centro culturale

Lo straniero

Teorie dell'ospitalità e dell'inimicizia nella cultura filosofica

Nelle lingue indoeuropee il termine che designa lo straniero contiene contemporaneamente in sé l’intero repertorio delle accezioni semantiche dell’alterità, e cioè il forestiero, l’estraneo, il nemico, ma anche lo strano, lo spaesante; in una parola, tutto ciò che è altro da noi, anche se con noi viene comunque in rapporto.…

Nelle lingue indoeuropee il termine che designa lo straniero contiene contemporaneamente in sé l’intero repertorio delle accezioni semantiche dell’alterità, e cioè il forestiero, l’estraneo, il nemico, ma anche lo strano, lo spaesante; in una parola, tutto ciò che è altro da noi, anche se con noi viene comunque in rapporto. Questa indistinzione di significati risulta con particolare evidenza dai termini che ritroviamo in latino e greco, e che poi ricompaiono, sia pure con variazioni lessicali e semantiche significative, anche in alcune lingue moderne. In latino, per un lungo periodo, straniero si dice hostis. Contrapposto al cittadino, all’in-genuus, a colui che appartiene per nascita, dunque per sangue e cultura, alla comunità originaria di riferimento, il termine…

Nelle lingue indoeuropee il termine che designa lo straniero contiene contemporaneamente in sé l’intero repertorio delle accezioni semantiche dell’alterità, e cioè il forestiero, l’estraneo, il nemico, ma anche lo strano, lo spaesante; in una parola, tutto ciò che è altro da noi, anche se con noi viene comunque in rapporto. Questa indistinzione di significati risulta con particolare evidenza dai termini che ritroviamo in latino e greco, e che poi ricompaiono, sia pure con variazioni lessicali e semantiche significative, anche in alcune lingue moderne. In latino, per un lungo periodo, straniero si dice hostis. Contrapposto al cittadino, all’in-genuus, a colui che appartiene per nascita, dunque per sangue e cultura, alla comunità originaria di riferimento, il termine hostis, che indica lo straniero, concentra in sé tutte le figure dell’alterità, senza tuttavia coincidere affatto – come accadrà invece molto più tardi – con una caratterizzazione “ostile”, senza cioè riferirsi unicamente a chi venga dall’esterno con intenzioni “bellicose”. Dell’originaria polivalenza del termine hostis troviamo un’esplicita testimonianza in un passo del De officiis, nel quale Cicerone ricostruisce il processo storico che ha condotto a sovrapporre al termine hostis quel significato di inimicus, o perduellis (e cioè “nemico pubblico”), che è invece assente nell’accezione primitiva dello straniero-hostis. «Voglio anche osservare – scrive infatti l’autore latino – che chi doveva chiamarsi con vocabolo proprio perduellis era invece chiamato hostis temperando così con la dolcezza della parola la durezza della cosa. Difatti i nostri antenati chiamavano hostis quello che noi oggi chiamiamo peregrinus ».(…) Tanto in greco quanto in latino il convergere in un unico termine, e in un unico concetto, delle figure che compongono l’alterità, implica che lo xenos-hostis, originariamente “straniero”, sia anche – e, inoltre, storicamente diventi – il nemico. Ciò significa che se la riduzione unilaterale dell’hostis a nemico contraddice la polivalenza semantica originaria del termine, per la quale l’hostis è insieme straniero, ospite e nemico, allo stesso modo la cancellazione del carattere potenzialmente ostile…

Prosegui la visione di "Educazione al linguaggio"
audio del giorno

Educazione al linguaggio

Piccole ragioni. Filosofia con i bambini
Argomenti / Centro studi religiosi

Coccodrilli e scarabei

Il culto degli animali nell’antico Egitto

Presentare il divino sotto forma animale è un fenomeno diffuso, che oltrepassa i confini geografici e cronologici dell’Egitto; il ricorso a una simbologia animale, e al valore sacrale che solitamente l’accompagna, costituisce una strategia generale per conferire concreta leggibilità all’extra-umano e ai possibili rapporti che con quello si intendono costruire.…

Presentare il divino sotto forma animale è un fenomeno diffuso, che oltrepassa i confini geografici e cronologici dell’Egitto; il ricorso a una simbologia animale, e al valore sacrale che solitamente l’accompagna, costituisce una strategia generale per conferire concreta leggibilità all’extra-umano e ai possibili rapporti che con quello si intendono costruire. La peculiarità del caso egiziano risiede nel fatto che «l’animalità (…) forma una delle trame essenziali del politeismo» (Anna M.G. Capomacchia): essa informa in maniera pervasiva l’universo religioso e contribuisce in maniera decisiva alla costruzione di un pantheon articolato e complesso. Come giustamente sottolinea Erik Hornung, «la religione egiziana antica utilizza gli animali in quanto individui vivi, immagini e opere d’arte, per fornire informazioni sulla…

Presentare il divino sotto forma animale è un fenomeno diffuso, che oltrepassa i confini geografici e cronologici dell’Egitto; il ricorso a una simbologia animale, e al valore sacrale che solitamente l’accompagna, costituisce una strategia generale per conferire concreta leggibilità all’extra-umano e ai possibili rapporti che con quello si intendono costruire. La peculiarità del caso egiziano risiede nel fatto che «l’animalità (…) forma una delle trame essenziali del politeismo» (Anna M.G. Capomacchia): essa informa in maniera pervasiva l’universo religioso e contribuisce in maniera decisiva alla costruzione di un pantheon articolato e complesso. Come giustamente sottolinea Erik Hornung, «la religione egiziana antica utilizza gli animali in quanto individui vivi, immagini e opere d’arte, per fornire informazioni sulla natura degli dèi». Questo aspetto non ha mancato di suscitare l’attenzione e la reazione degli autori antichi: a partire da Erodoto, il teriomorfismo degli dèi e la venerazione di animali sacri sono stati un focus tematico importante nella rappresentazione della cultura faraonica come «altro», oggetto di esotica curiosità, imbarazzante incertezza o ironica condanna.

In Egitto il fenomeno del culto degli animali costituisce dunque un aspetto della pratica religiosa in cui il coinvolgimento e l’integrazione di animali viventi in contesti rituali giocano un ruolo essenziale e rappresentano un tema importante della elaborazione monumentale.

Il riferimento alla dimensione pratica e alla costruzione rituale dell’azione religiosa mette bene in luce la varietà dei modi, delle forme e dei contesti in cui la presenza animale viene articolata come fulcro dell’esperienza religiosa e, conseguentemente, il suo significato viene elaborato concettualmente.

In questa prospettiva, appare evidente come tale presenza animale non sia riducibile a un unico contenuto definito (mummificazione e sepoltura nella percezione comune) ma comprenda invece un ampio spettro di manifestazioni e attività rituali incentrate su specifici individui o gruppi: mantenimento di esemplari scelti all’interno dell’area templare; trattamento/annientamento rituale di forze caotiche in forma animale; utilizzo di animali o parti animali con finalità magiche o oracolari. Di fronte a un repertorio così diversificato, il fenomeno delle necropoli animali rappresenta, dunque, una soluzione particolarmente vistosa, che non esaurisce però il ventaglio delle possibilità. Si tratta piuttosto, in questo come negli altri…

Lazzaro Mocenigo

Convittore
1624-1657

Caterino Cornaro della Regina

Convittore
1624-1669

Giuseppe Boccolari

Rettore
1727-1786

Carlo Forciroli

Accademico dissonante
1761-1794
Citazione del giorno

Scegli una perdita, piuttosto che un guadagno turpe: la prima, infatti, addolorerà una sola volta; l’altro, invece, sempre.

Ritratto del giorno

Massimiliano Francesco Angelelli

Accademico di Belle Lettere
1775-1853
Dal passato

dal passato – Villaggio Regina Elena Messina (lastra FSC)

Le Pubblicazioni

I due volti del tempo

Festa e lavoro tra sacro e profano
Edizioni Dehoniane - Bologna, 2013
Il Patrimonio

Le nozze di Maria

Chiesa di San Carlo
1766-1779

Filosofia e teatro

Le Operette morali da Giacomo Leopardi, mise en espace, ERT − Emilia Romagna Teatro Fondazione e Fondazione San Carlo, 7…

Osservare l’antico per conoscere il moderno

Il tema del workshop dell’anno 2019 organizzato dalla Fondazione San Carlo con gli studenti delle scuole superiori è l’ambiente. I…

Dai social
Dal Passato
Dal Passato

Il Gatto letterario

Ieri sera, per l’ottava lezione dell’Università Popolare, il prof. Dario Carraroli ha tenuto la sua seconda lezione sugli animali domestici…

Ieri sera, per l’ottava lezione dell’Università Popolare, il prof. Dario Carraroli ha tenuto la sua seconda lezione sugli animali domestici nella letteratura soffermandosi, questa volta, sul gatto.

L’oratore ha diviso la conferenza in tre parti. Nella prima ha considerato il gatto come un animale pauroso, malefico, compagno di streghe, e questa credenza era generale nel Medio Evo. Nella seconda l’ha considerato sotto l’aspetto burlesco, raccontando dei poeti che volevano ad ogni costo trovare materia di riso e spesso narravano i tormenti e i patimenti inflitti ai gatti, scrivendo poesie dalle quali traspare una certa crudeltà, frutto certamente dei costumi grossolani e barbari di quel tempo.

Nella terza parte considerava il gatto sotto un benigno aspetto, facendo osservare che un nuovo…

Ieri sera, per l’ottava lezione dell’Università Popolare, il prof. Dario Carraroli ha tenuto la sua seconda lezione sugli animali domestici nella letteratura soffermandosi, questa volta, sul gatto.

L’oratore ha diviso la conferenza in tre parti. Nella prima ha considerato il gatto come un animale pauroso, malefico, compagno di streghe, e questa credenza era generale nel Medio Evo. Nella seconda l’ha considerato sotto l’aspetto burlesco, raccontando dei poeti che volevano ad ogni costo trovare materia di riso e spesso narravano i tormenti e i patimenti inflitti ai gatti, scrivendo poesie dalle quali traspare una certa crudeltà, frutto certamente dei costumi grossolani e barbari di quel tempo.

Nella terza parte considerava il gatto sotto un benigno aspetto, facendo osservare che un nuovo sistema di filosofare dava all’animale una vita superiore, cercando di penetrare nel cervello dell’animale stesso e conoscere lo svolgersi dei suoi pensieri. In questo periodo si ebbero lavori di genio e il gatto ottenne l’onore di ispirare al Baudelaire un vero capolavoro in cui si fondono pensieri profondi e cose gentili.

Il chiarissimo conferenziere alla fine del suo dire raccoglieva vivissimi applausi dal pubblico entusiasmato: il ragioniere del Collegio San Carlo, che come sempre ha ospitato la conferenza nella sua Sala Grande, ha sottolineato in particolare per la conferenza di ieri sera che il professore ha trovato la giusta chiave di comunicazione, unendo l’utilità della formazione alla piacevolezza dell’argomento…

Piccole ragioni

“Perché?” è una di quelle domande che da sempre i più piccoli pongono con insistenza agli adulti che li circondano quando non sono soddisfatti delle loro risposte. Da lì, da…