Prendere coscienza delle strade divergenti percorse dalla libertà di coscienza nell’età moderna è l’unico modo per evitare stereotipi e mitizzazioni.

Laboratorio duemilaventisei

Intuizioni sul futuro – 2

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Abbiamo chiesto ai partecipanti al laboratori di filosofia per adulti di condividere…

Argomenti / Centro culturale

Grammatica del paesaggio contemporaneo

La fotografia come documento e come opera d’arte

A metà degli anni Settanta si è tenuta la mostra dei New Topographics, che proponeva un modo nuovo di guardare il paesaggio che ha influenzato pesantemente tutto quello che ne è seguito. «Credo che le immagini di paesaggio possano presentarci tre verità: la verità geografica, quella autobiografica e quella metaforica.…

A metà degli anni Settanta si è tenuta la mostra dei New Topographics, che proponeva un modo nuovo di guardare il paesaggio che ha influenzato pesantemente tutto quello che ne è seguito. «Credo che le immagini di paesaggio possano presentarci tre verità: la verità geografica, quella autobiografica e quella metaforica. La geografia di per se stessa è a volte noiosa, l’autobiografia spesso banale e la metafora può essere equivoca. Ma presi insieme, come nelle opere migliori di artisti quali Alfred Stieglitz e Edward Weston, questi tre tipi di informazione si rafforzano a vicenda e alimentano ciò che tutti cerchiamo di mantenere intatto: l’attaccamento alla vita», scrive Robert Adams in La bellezza in fotografia, in cui…

A metà degli anni Settanta si è tenuta la mostra dei New Topographics, che proponeva un modo nuovo di guardare il paesaggio che ha influenzato pesantemente tutto quello che ne è seguito. «Credo che le immagini di paesaggio possano presentarci tre verità: la verità geografica, quella autobiografica e quella metaforica. La geografia di per se stessa è a volte noiosa, l’autobiografia spesso banale e la metafora può essere equivoca. Ma presi insieme, come nelle opere migliori di artisti quali Alfred Stieglitz e Edward Weston, questi tre tipi di informazione si rafforzano a vicenda e alimentano ciò che tutti cerchiamo di mantenere intatto: l’attaccamento alla vita», scrive Robert Adams in La bellezza in fotografia, in cui è delineato il mutamento del processo estetico di quegli anni. Risale al 1974 il primo lavoro di Adams di una certa importanza, intitolato The New West: Landscapes Along the Colorado Front Range. Da questo momento ogni sua opera è dedicata a un luogo particolare. Lo scopo del suo lavoro è stato quello di rendere familiare ciò che sente perduto. Non ci troviamo più di fronte solo a una mera fotografia di documentazione, ma in ogni immagine è presente un’implicazione emotiva molto forte: l’uomo non appare mai direttamente, ma attraverso le conseguenze del suo operato nei confronti della natura. La figura umana compare in Our Lives and Our Children, sempre di taglio sociale, una serie di istantanee scattate in un centro commerciale, nelle quali emerge il concetto di “non luogo” coniato da Marc Augé, che popola la moderna cultura fotografica. Molte sono le referenze culturali di Adams: prima fra tutte la pittura e, in particolare, quello che a mio parere può essere considerato il più rivoluzionario dei pittori dell’Ottocento: Paul Cézanne.

Georges Perec, autore molto amato dai fotografi contemporanei, scrive nel 1974: «Non ho molto da dire a proposito della campagna; la campagna non esiste, è un’illusione. Per la maggior parte dei miei simili, la campagna…

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Lhasa

La terra degli dèi nel buddhismo tibetano
Argomenti / Centro studi religiosi

Città in movimento

Capitali mobili e centri rituali fissi nell'Africa precoloniale
Un aspetto di numerose capitali africane, particolarmente rilevante soprattutto per ciò che riguarda la differenza rispetto alle città, concerne il loro notevole grado di mobilità. Prima della fissazione della capitale del Nord e di quella del Sud, tra i Barotse si provvedeva a costruirne una nuova all’avvento di ogni re.…
Un aspetto di numerose capitali africane, particolarmente rilevante soprattutto per ciò che riguarda la differenza rispetto alle città, concerne il loro notevole grado di mobilità. Prima della fissazione della capitale del Nord e di quella del Sud, tra i Barotse si provvedeva a costruirne una nuova all’avvento di ogni re. In uno degli stati più fortemente centralizzati dell’Africa centro-orientale, il Buganda (situato in quello che è ora l’Uganda), ritroviamo la mobilità della capitale in seguito all’avvicendamento dei sovrani. La capitale del Buganda viene chiamata con un termine significativo, kibuga, il quale deriva dal verbo okwebuga (“spostarsi, andare di qua e di là”). Che si tratti di una mobilità piuttosto elevata si deduce dal fatto che…
Un aspetto di numerose capitali africane, particolarmente rilevante soprattutto per ciò che riguarda la differenza rispetto alle città, concerne il loro notevole grado di mobilità. Prima della fissazione della capitale del Nord e di quella del Sud, tra i Barotse si provvedeva a costruirne una nuova all’avvento di ogni re. In uno degli stati più fortemente centralizzati dell’Africa centro-orientale, il Buganda (situato in quello che è ora l’Uganda), ritroviamo la mobilità della capitale in seguito all’avvicendamento dei sovrani. La capitale del Buganda viene chiamata con un termine significativo, kibuga, il quale deriva dal verbo okwebuga (“spostarsi, andare di qua e di là”). Che si tratti di una mobilità piuttosto elevata si deduce dal fatto che la dislocazione si verifica non soltanto in occasione della successione dei re, ma anche durante un singolo regno: risulta che nel periodo 1856-90 la residenza regale sia cambiata di posto almeno dieci volte. Eppure non si tratta di un agglomerato di piccole dimensioni, quale potrebbe essere quello delle capitali dei regni degli Azande (tra Sudan e Zaire), le quali coincidono praticamente con la corte del re. Nel Buganda la kibuga raggiunge dimensioni veramente ragguardevoli: paragonata da certi visitatori europei del secolo scorso all’antica Roma, in quanto era adagiata su alcune colline, essa comprendeva diverse decine di migliaia di persone, e le dimensioni topografiche – secondo stime approssimative ottocentesche – erano di circa nove chilometri di lunghezza e tre di larghezza. A quanto pare, l’imponenza della città non costituisce quasi mai un ostacolo insormontabile alla sua mobilità, se è vero che anche la musumba, la capitale dell’impero dei Balunda, nello Shaba occidentale (Zaire), era composta nella prima metà del secolo XIX da circa 20.000 persone e, nonostante questo, veniva ricostruita in un nuovo posto all’avvento di ogni nuovo re. Un breve esame della capitale lunda, costruita e ricostruita secondo un modello zoomorfico ben preciso, consente di far risaltare un nesso significativo tra la mobilità della capitale e la riproduzione di un modello fisso: quanto più la capitale è mobile, tanto più diviene importante sottolineare l’inalterabilità del modello. Forse da questo punto di vista risulta maggiormente comprensibile…

Lazzaro Mocenigo

Convittore
1624-1657

Caterino Cornaro della Regina

Convittore
1624-1669

Paolo Emilio Campi

Accademico dissonante
1729-1796

Filippo Filonardi

Principe di Belle Lettere
1753-1834
Citazione del giorno

La meraviglia alla radice della filosofia ri-scopre il mondo come se lo vedesse per la prima volta. Essa implica ammirazione e perplessità.

Ritratto del giorno

Massimiliano Francesco Angelelli

Accademico di Belle Lettere
1775-1853
Dal passato

dal passato – Villaggio Regina Elena Messina (lastra FSC)

Le Pubblicazioni

I due volti del tempo

Festa e lavoro tra sacro e profano
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Il Patrimonio

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Filosofia e teatro

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Osservare l’antico per conoscere il moderno

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Il Gatto letterario

Ieri sera, per l’ottava lezione dell’Università Popolare, il prof. Dario Carraroli ha tenuto la sua seconda lezione sugli animali domestici…

Ieri sera, per l’ottava lezione dell’Università Popolare, il prof. Dario Carraroli ha tenuto la sua seconda lezione sugli animali domestici nella letteratura soffermandosi, questa volta, sul gatto.

L’oratore ha diviso la conferenza in tre parti. Nella prima ha considerato il gatto come un animale pauroso, malefico, compagno di streghe, e questa credenza era generale nel Medio Evo. Nella seconda l’ha considerato sotto l’aspetto burlesco, raccontando dei poeti che volevano ad ogni costo trovare materia di riso e spesso narravano i tormenti e i patimenti inflitti ai gatti, scrivendo poesie dalle quali traspare una certa crudeltà, frutto certamente dei costumi grossolani e barbari di quel tempo.

Nella terza parte considerava il gatto sotto un benigno aspetto, facendo osservare che un nuovo…

Ieri sera, per l’ottava lezione dell’Università Popolare, il prof. Dario Carraroli ha tenuto la sua seconda lezione sugli animali domestici nella letteratura soffermandosi, questa volta, sul gatto.

L’oratore ha diviso la conferenza in tre parti. Nella prima ha considerato il gatto come un animale pauroso, malefico, compagno di streghe, e questa credenza era generale nel Medio Evo. Nella seconda l’ha considerato sotto l’aspetto burlesco, raccontando dei poeti che volevano ad ogni costo trovare materia di riso e spesso narravano i tormenti e i patimenti inflitti ai gatti, scrivendo poesie dalle quali traspare una certa crudeltà, frutto certamente dei costumi grossolani e barbari di quel tempo.

Nella terza parte considerava il gatto sotto un benigno aspetto, facendo osservare che un nuovo sistema di filosofare dava all’animale una vita superiore, cercando di penetrare nel cervello dell’animale stesso e conoscere lo svolgersi dei suoi pensieri. In questo periodo si ebbero lavori di genio e il gatto ottenne l’onore di ispirare al Baudelaire un vero capolavoro in cui si fondono pensieri profondi e cose gentili.

Il chiarissimo conferenziere alla fine del suo dire raccoglieva vivissimi applausi dal pubblico entusiasmato: il ragioniere del Collegio San Carlo, che come sempre ha ospitato la conferenza nella sua Sala Grande, ha sottolineato in particolare per la conferenza di ieri sera che il professore ha trovato la giusta chiave di comunicazione, unendo l’utilità della formazione alla piacevolezza dell’argomento…

Piccole ragioni

“Perché?” è una di quelle domande che da sempre i più piccoli pongono con insistenza agli adulti che li circondano quando non sono soddisfatti delle loro risposte. Da lì, da…