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Verso una democrazia partecipativa
Italiani nel mondo
I Veda
Da tempi immemorabili la relazione maestro-discepolo costituisce l’asse portante dell’universo religioso indiano, il suo cuore pulsante. Se ne constata la persistenza, pur nelle inevitabili riconfigurazioni d’identità e funzioni, con il mutare delle situazioni storiche e dei contesti ideologici. È davvero impossibile esagerare l’importanza del maestro nelle religioni dell’India. In assenza…
Da tempi immemorabili la relazione maestro-discepolo costituisce l’asse portante dell’universo religioso indiano, il suo cuore pulsante. Se ne constata la persistenza, pur nelle inevitabili riconfigurazioni d’identità e funzioni, con il mutare delle situazioni storiche e dei contesti ideologici. È davvero impossibile esagerare l’importanza del maestro nelle religioni dell’India. In assenza di una autorità ecclesiale centrale, di istituzioni quali la Chiesa in Occidente su cui incardinare il magistero, il maestro è da sempre la guida autorevole, l’imprescindibile punto di riferimento. A un tempo, egli autentica e rinnova quel tesoro sapienziale di cui è viva incarnazione, la più alta testimonianza. All’interno di ognuna delle innumerevoli tradizioni, la necessità del maestro è indiscussa, essendo egli il ricevitore (dal…
Da tempi immemorabili la relazione maestro-discepolo costituisce l’asse portante dell’universo religioso indiano, il suo cuore pulsante. Se ne constata la persistenza, pur nelle inevitabili riconfigurazioni d’identità e funzioni, con il mutare delle situazioni storiche e dei contesti ideologici. È davvero impossibile esagerare l’importanza del maestro nelle religioni dell’India. In assenza di una autorità ecclesiale centrale, di istituzioni quali la Chiesa in Occidente su cui incardinare il magistero, il maestro è da sempre la guida autorevole, l’imprescindibile punto di riferimento. A un tempo, egli autentica e rinnova quel tesoro sapienziale di cui è viva incarnazione, la più alta testimonianza. All’interno di ognuna delle innumerevoli tradizioni, la necessità del maestro è indiscussa, essendo egli il ricevitore (dal proprio maestro) e il trasmettitore (per i discepoli e il successore ch’egli eleggerà) del sapere sacro in una linea di successione idealmente ininterrotta. La relazione maestro-discepolo fonda la comunicazione del sapere fin dall’ingresso nel Nord del subcontinente di popolazioni nomadi indo-arie – a partire dal 1400-1300 a.C. – provenienti dagli attuali Iran orientale, Afghanistan e Pakistan. Gli arya, come vennero ad autodefinirsi (lett. “nobile”: il termine designa in primis l’aristocrazia guerriera), giunsero nell’alta valle dell’Indo attraverso i valichi himalayani. Essi erano suddivisi in clan e la loro economia si basava prevalentemente sull’allevamento e la pastorizia. Ideologicamente, la nobiltà arya ruotava intorno alla pratica del sacrificio rituale (yajna): gli autoctoni a loro contrapposti (i dasa/dasyu, termine che in seguito designerà gli schiavi) sono etichettati spregiativamente quali a-yajvan (“non sacrificanti”), a-karman (“privi d’azione rituale”), a-deva (“senza Dio”, “empi”), a-brahman (“ignari della Parola sacra”). (…)
La composita congerie di materiali denominati Veda (“sapienza”) costituisce il cardine della civiltà e della “religione” degli arya, e anche il più antico documento sopravvissuto di una letteratura orale indoeuropea. Gli arya dovettero presto cancellare ogni memoria di essere penetrati in India provenienti da nord-ovest, in migrazioni successive. Di fatto, nei Veda non se ne fa cenno. La “rivelazione”/”audizione” degli inni vedici – non frutto d’uomo, ma autoestrinsecazione dell’Assoluto (Brahman) – sarebbe stata udita/vista in illo tempore da antichi “vati/veggenti”, i rsi, in virtù di una perfetta “sintonizzazione” contemplativa: questo è il dogma.…
Giuseppe Boccolari
Filippo Guicciardi
Caterino Cornaro della Regina
Carlo Forciroli
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Gabardo Gabardi Brocchi
Mont Saint-Michel, primi del Novecento (lastra FSC)
Guerra e pace
Strumenti musicali e pagina coreografica
Filosofia e teatro
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1984. L’ultimo uomo d’Europa
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Il conte Poggi torna dalla Spagna
Nella giornata di domani, sabato 4 agosto 1764, è previsto il rientro a Modena del conte Camillo Poggi con tutta…
Nella giornata di domani, sabato 4 agosto 1764, è previsto il rientro a Modena del conte Camillo Poggi con tutta la sua famiglia: lo accoglieranno le autorità cittadine e l’abbraccio della popolazione tutta.
L’avvenimento è particolarmente fausto per la città perché il conte ha sostenuto per anni la carica di inviato del nostro Serenissimo Duca alla Corte di Madrid, distinguendosi nel ruolo non facile di ambasciatore nelle circostanze burrascose che hanno portato all’incoronazione di Sua Maestà re Carlo III di Borbone. Il sovrano è del resto ben noto in Italia per essere stato Re di Napoli e, in questa veste, aver adornato la città del Teatro San Carlo e aver intrapreso l’immensa opera della fabbrica della Reggia, a Caserta. L’ascesa…
Nella giornata di domani, sabato 4 agosto 1764, è previsto il rientro a Modena del conte Camillo Poggi con tutta la sua famiglia: lo accoglieranno le autorità cittadine e l’abbraccio della popolazione tutta.
L’avvenimento è particolarmente fausto per la città perché il conte ha sostenuto per anni la carica di inviato del nostro Serenissimo Duca alla Corte di Madrid, distinguendosi nel ruolo non facile di ambasciatore nelle circostanze burrascose che hanno portato all’incoronazione di Sua Maestà re Carlo III di Borbone. Il sovrano è del resto ben noto in Italia per essere stato Re di Napoli e, in questa veste, aver adornato la città del Teatro San Carlo e aver intrapreso l’immensa opera della fabbrica della Reggia, a Caserta. L’ascesa al trono spagnolo non ha tuttavia segnato i rapporti con gli ambasciatori italiani e ricordiamo oggi ai modenesi che, in occasione delle udienze private di re Carlo III, il nostro conte Poggi fu ricevuto prima del conte Rosenberg, degli inviati genovesi, del danese barone di Bachoff e finanche del conte di Colowrat, polacco ed elettore di Sassonia.
Una carriera luminosa, dunque, che il conte Poggi si accinge a proseguire con la carica di Segretario e Consigliere dello Stato Estense e le cui qualità sono passate al figlio, il nobile conte Alfonso, Gentiluomo di Camera delle Altezze Serenissime dei duchi d’Este.
In una nota giunta stamattina in redazione il rettore del…