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Il mio passaggio segreto – 2
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““fino alle camerata partendo dai corridoi, è illuminato da candele è pieno…
Il viaggio di Ulisse
Nella Grecia di età arcaica e di età classica la navigazione costituisce la principale modalità di spostamento. Il mare, infatti, è un elemento essenziale per le città greche. Non mancavano ovviamente le occasioni nelle quali i Greci viaggiavano via terra (molto spesso a piedi, ma anche con i carri), ma…
Nella Grecia di età arcaica e di età classica la navigazione costituisce la principale modalità di spostamento. Il mare, infatti, è un elemento essenziale per le città greche. Non mancavano ovviamente le occasioni nelle quali i Greci viaggiavano via terra (molto spesso a piedi, ma anche con i carri), ma il sistema delle strade era poco sviluppato, a differenza di quanto avveniva nella contemporanea civiltà dei Persiani e a differenza di quanto faranno, qualche secolo dopo, i Romani, i quali – come è noto – organizzarono un sistema di strade molto efficiente e ancora attivo ai nostri giorni. La navigazione per mare avveniva in modo molto diverso dalle moderne “traversate”: i Greci navigavano principalmente lungo…
Nella Grecia di età arcaica e di età classica la navigazione costituisce la principale modalità di spostamento. Il mare, infatti, è un elemento essenziale per le città greche. Non mancavano ovviamente le occasioni nelle quali i Greci viaggiavano via terra (molto spesso a piedi, ma anche con i carri), ma il sistema delle strade era poco sviluppato, a differenza di quanto avveniva nella contemporanea civiltà dei Persiani e a differenza di quanto faranno, qualche secolo dopo, i Romani, i quali – come è noto – organizzarono un sistema di strade molto efficiente e ancora attivo ai nostri giorni. La navigazione per mare avveniva in modo molto diverso dalle moderne “traversate”: i Greci navigavano principalmente lungo costa (si tratta del cosiddetto “cabotaggio”, cioè la navigazione da capo a capo), perché i pericoli derivanti dai viaggi per mare erano davvero numerosi. Saper mantenere il timone di una nave necessitava di grandi competenze, ed esisteva una figura (il kybernetes, una parola che si ritrova nel latino gubernare e poi nell’italiano “governare”), che poteva godere di grande prestigio in questo ambito. Le difficoltà della navigazione erano conosciute a coloro che dovevano mettersi in viaggio ed esistevano – come accade anche oggi – dei luoghi il cui passaggio era difficile da realizzare. Trattandosi di navigazione lungo costa, si trattava spesso di promontori, che era complicato doppiare e che registravano un elevato tasso di naufragi. Uno di questi era il capo Malea, a sud del Peloponneso. Erano molte le ragioni che spingevano a intraprendere un viaggio. Si poteva viaggiare per commercio, e questo è il motivo della fondazione di molti porti commerciali (gli empori, per usare una parola che deriva direttamente dal greco); si viaggiava per celebrare feste religiose (sull’isola di Delo, per esempio, era celebrata un’importante festa per Apollo, e tutte le città inviavano un coro per cantare inni al dio); ma si viaggiava anche per portare danno agli altri e saccheggiare le navi di…
Il popolo degli umani
Homo religiosus?
L’homo religiosus è l’uomo che vive l’esperienza del sacro: l’uomo che fa esperienza di una realtà che lo trascende, una realtà che valorizza la sua esistenza e le dà senso. Il concetto di homo religiosus ha una lunga storia, anch’essa oggetto delle disamine storiografiche di Julien Ries, e pone tutta…
L’homo religiosus è l’uomo che vive l’esperienza del sacro: l’uomo che fa esperienza di una realtà che lo trascende, una realtà che valorizza la sua esistenza e le dà senso. Il concetto di homo religiosus ha una lunga storia, anch’essa oggetto delle disamine storiografiche di Julien Ries, e pone tutta una serie di problemi metodologici che lo studioso ricostruisce e per i quali propone risposte. Ma la questione basilare è quella del suo statuto epistemologico, quella del fondamento del suo valore euristico negli studi antropologici. I fenomenologi della religione «classici» lo hanno sempre considerato come un presupposto valido e, anzi, fondamentale della ricerca e gli esponenti delle nuove forme di fenomenologia hanno cercato di dargli…
L’homo religiosus è l’uomo che vive l’esperienza del sacro: l’uomo che fa esperienza di una realtà che lo trascende, una realtà che valorizza la sua esistenza e le dà senso. Il concetto di homo religiosus ha una lunga storia, anch’essa oggetto delle disamine storiografiche di Julien Ries, e pone tutta una serie di problemi metodologici che lo studioso ricostruisce e per i quali propone risposte. Ma la questione basilare è quella del suo statuto epistemologico, quella del fondamento del suo valore euristico negli studi antropologici. I fenomenologi della religione «classici» lo hanno sempre considerato come un presupposto valido e, anzi, fondamentale della ricerca e gli esponenti delle nuove forme di fenomenologia hanno cercato di dargli nuova vita dopo il naufragio delle fenomenologie tradizionali. Da un punto di vista radicalmente decostruttivo, invece, si osserva che il concetto di uomo è problematico (proprio contro l’homo religiosus si indirizzano alcune delle critiche «postmoderne») e quello di esperienza anche (ci si può infatti domandare fino a che punto l’esperienza umana sia suscettibile di essere studiata o descritta, soprattutto nelle religioni antiche); nozioni come quelle di senso e di trascendenza, poi, sono polisemiche e introducono variabili difficilmente controllabili in un discorso scientifico. Non è evidentemente questa la sede per riprendere i termini di un dibattito intorno alle prospettive decostruttive che ha occupato gli studi religiosi negli ultimi anni, né di valutare il ruolo della nuova fenomenologia nelle ricerche attuali sulle religioni. Si può comunque ritenere che, a meno di non voler rinunciare a tutto l’apparato terminologico di cui disponiamo, un uso delle parole di cui la nostra lingua dispone – con tutte le cautele del caso – è inevitabile. Se dunque ha un senso parlare di uomini che si rivolgono a quella che ritengono essere una dimensione altra e fondante rispetto alla realtà in cui vivono, a un primo livello di risposta si dirà che Ries è interessato a individuare e ricostruire le caratteristiche delle attività e delle credenze di quegli uomini (non necessariamente di tutti gli uomini e di tutte le civiltà). Ed effettivamente una parte cospicua della sua opera è dedicata appunto a…

Giuseppe Boccolari

Giuseppe Campori

Giovan Battista Ayroli

Filippo Guicciardi
La domanda “che cos’è la città?” sorge in età moderna, quando la fisionomia dello spazio urbano muta tanto da risultare non interpretabile con le categorie tradizionali.

Gabardo Gabardi Brocchi

Mont Saint-Michel, primi del Novecento (lastra FSC)

Guerra e pace

Cristo davanti a Pilato
Filosofia e teatro
Il Sofista da Platone, mise en espace, ERT − Emilia Romagna Teatro Fondazione e Fondazione San Carlo, 30 novembre –…

1984. L’ultimo uomo d’Europa
L’Istituto d’Arte A. Venturi ha partecipato al workshop organizzato dalla Fondazione San Carlo di Modena presentando il cortometraggio 1984. L’ultimo…

Il conte Poggi torna dalla Spagna
Nella giornata di domani, sabato 4 agosto 1764, è previsto il rientro a Modena del conte Camillo Poggi con tutta…
Nella giornata di domani, sabato 4 agosto 1764, è previsto il rientro a Modena del conte Camillo Poggi con tutta la sua famiglia: lo accoglieranno le autorità cittadine e l’abbraccio della popolazione tutta.
L’avvenimento è particolarmente fausto per la città perché il conte ha sostenuto per anni la carica di inviato del nostro Serenissimo Duca alla Corte di Madrid, distinguendosi nel ruolo non facile di ambasciatore nelle circostanze burrascose che hanno portato all’incoronazione di Sua Maestà re Carlo III di Borbone. Il sovrano è del resto ben noto in Italia per essere stato Re di Napoli e, in questa veste, aver adornato la città del Teatro San Carlo e aver intrapreso l’immensa opera della fabbrica della Reggia, a Caserta. L’ascesa…
Nella giornata di domani, sabato 4 agosto 1764, è previsto il rientro a Modena del conte Camillo Poggi con tutta la sua famiglia: lo accoglieranno le autorità cittadine e l’abbraccio della popolazione tutta.
L’avvenimento è particolarmente fausto per la città perché il conte ha sostenuto per anni la carica di inviato del nostro Serenissimo Duca alla Corte di Madrid, distinguendosi nel ruolo non facile di ambasciatore nelle circostanze burrascose che hanno portato all’incoronazione di Sua Maestà re Carlo III di Borbone. Il sovrano è del resto ben noto in Italia per essere stato Re di Napoli e, in questa veste, aver adornato la città del Teatro San Carlo e aver intrapreso l’immensa opera della fabbrica della Reggia, a Caserta. L’ascesa al trono spagnolo non ha tuttavia segnato i rapporti con gli ambasciatori italiani e ricordiamo oggi ai modenesi che, in occasione delle udienze private di re Carlo III, il nostro conte Poggi fu ricevuto prima del conte Rosenberg, degli inviati genovesi, del danese barone di Bachoff e finanche del conte di Colowrat, polacco ed elettore di Sassonia.
Una carriera luminosa, dunque, che il conte Poggi si accinge a proseguire con la carica di Segretario e Consigliere dello Stato Estense e le cui qualità sono passate al figlio, il nobile conte Alfonso, Gentiluomo di Camera delle Altezze Serenissime dei duchi d’Este.
In una nota giunta stamattina in redazione il rettore del…

Bambini e cittadini
