Con la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin, la dimensione storica entrava per la prima volta e definitivamente nel modo di pensare la natura vivente

Laboratorio duemilaventisei

Orizzonti mediterranei

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È dedicata alle forme di globalizzazione in età classica la nuova mostra…

Argomenti / Centro culturale

Arte e tecnica nel Novecento

Dal figurativo all’astratto

Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento il rapporto dell’arte con la tecnica diventa un altro capitolo dell’estetica, uno dei temi della riflessione sull’arte. Se si riduce l’arte alla sua essenza puramente teoretica e la tecnica a mera attività pratica si decreta il divorzio tra arte e tecnica,…

Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento il rapporto dell’arte con la tecnica diventa un altro capitolo dell’estetica, uno dei temi della riflessione sull’arte. Se si riduce l’arte alla sua essenza puramente teoretica e la tecnica a mera attività pratica si decreta il divorzio tra arte e tecnica, come di fatto avvenne nel Settecento. Le tematiche relative al gusto, all’immaginazione e l’insistenza sul valore della creatività e unicità dell’opera del genio sanciscono la subordinazione della tecnica a quel “talento naturale”, di cui parla Kant. Certo, come vuole Hegel nell’Estetica, «l’abilità e la bravura nel campo tecnico e manuale costituiscono un lato del genio stesso». Tuttavia l’esasperato potere concesso all’immaginazione e al genio e…

Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento il rapporto dell’arte con la tecnica diventa un altro capitolo dell’estetica, uno dei temi della riflessione sull’arte. Se si riduce l’arte alla sua essenza puramente teoretica e la tecnica a mera attività pratica si decreta il divorzio tra arte e tecnica, come di fatto avvenne nel Settecento. Le tematiche relative al gusto, all’immaginazione e l’insistenza sul valore della creatività e unicità dell’opera del genio sanciscono la subordinazione della tecnica a quel “talento naturale”, di cui parla Kant. Certo, come vuole Hegel nell’Estetica, «l’abilità e la bravura nel campo tecnico e manuale costituiscono un lato del genio stesso». Tuttavia l’esasperato potere concesso all’immaginazione e al genio e soprattutto il credo via via imperante nella concezione dell’“arte per l’arte” sembrano essere le cause del sorgere di quel concetto di “tecnica per la tecnica” ormai del tutto avulsa dal fare artistico. La nota esclusione, da parte dell’estetica crociana, di qualsiasi portata della tecnica dal significato ultimo dell’opera d’arte può essere qui presa come esempio. Una dottrina dei mezzi dell’espressione interna è per Croce del tutto inconcepibile. L’espressione è «attività teoretica elementare», che precede la pratica e «le conoscenze intellettive che rischiarano la pratica» stessa. L’estetica, quale scienza dell’espressione esclude definitivamente la tecnica dal suo orizzonte. Croce riduce perciò l’arte a chiusa teoreticità, nella quale la tecnica non può mai darsi come estetica o come artistica (non può infatti mai darsi una tecnica del teoretico ma solo una tecnica del pratico). Sarà Antonio Banfi (1886-1957) in Italia, attraverso l’elaborazione di posizioni vicine a quelle di Simmel e di temi anticipati da Dessoir, a promuovere un razionalismo critico, nel quale si giustifica l’autonomia dell’arte, che non si spiega come una forma permanente dello spirito bensì nel senso di un empirico e multiforme manifestarsi dell’esperienza artistica. Tale esperienza non esclude, ma anzi richiede, la funzione universalizzante della ragione. D’altra parte il valore di un’opera d’arte è sempre…

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Ambienti preistorici

Variabilità e migrazioni nella storia evolutiva dell'umanità
Argomenti / Centro studi religiosi

La grande dea

Divinità e ruolo della donna nelle tradizioni dell'India

Come per tutti i grandi protagonisti della mitologia, l’entrata in scena nel mondo divino di Parvati, forma seducente e risplendente della Grande Dea, è introdotta da un preludio, un preludio particolare, tipicamente indiano, ma per nulla trionfale, anzi cupo e funebre, diversamente da ciò che ci si potrebbe attendere. Shiva…

Come per tutti i grandi protagonisti della mitologia, l’entrata in scena nel mondo divino di Parvati, forma seducente e risplendente della Grande Dea, è introdotta da un preludio, un preludio particolare, tipicamente indiano, ma per nulla trionfale, anzi cupo e funebre, diversamente da ciò che ci si potrebbe attendere. Shiva sposa Sati, letteralmente «Colei che è», ossia la «Vera, Veridica». Il padre di Sati, Daksha, non è entusiasta del genero, «poco convenzionale. Shiva e Sati si ritirano allora sul monte Kailasa e Daksha prepara un sacrificio del cavallo al quale invita tutti gli dèi tranne Shiva. Mentre il dio non si infastidisce per l’affronto, la sua consorte è sconvolta dall’offesa e si reca irata al…

Come per tutti i grandi protagonisti della mitologia, l’entrata in scena nel mondo divino di Parvati, forma seducente e risplendente della Grande Dea, è introdotta da un preludio, un preludio particolare, tipicamente indiano, ma per nulla trionfale, anzi cupo e funebre, diversamente da ciò che ci si potrebbe attendere. Shiva sposa Sati, letteralmente «Colei che è», ossia la «Vera, Veridica». Il padre di Sati, Daksha, non è entusiasta del genero, «poco convenzionale. Shiva e Sati si ritirano allora sul monte Kailasa e Daksha prepara un sacrificio del cavallo al quale invita tutti gli dèi tranne Shiva. Mentre il dio non si infastidisce per l’affronto, la sua consorte è sconvolta dall’offesa e si reca irata al sacrificio del padre, da cui è respinta in modo sdegnoso. Sati allora, in preda alla collera, si uccide bruciandosi per mezzo dell’ardore accumulato dentro di sé con la pratica yogica. Non appena apprende la notizia della morte di sua moglie, Shiva si infuria e attacca il sacrificio di Daksha con le sue orde demoniache, assumendo la forma terrificante di Virabhadra. Ogni cosa è distrutta e Daksha, decapitato da Shiva, morendo diventa egli stesso vittima sacrificale del rito. Shiva allora ripristina il sacrificio e resuscita il suocero, secondo alcune versioni con la testa di una capra, e il rito procede senza intoppi con la partecipazione del dio» (G. Flood). In alcune redazioni del mito, forse più tarde, Shiva folle di dolore vaga per l’universo con il cadavere della sposa sulle spalle; Vishnu impietosito interviene e, saettando di lontano con le sue frecce, fa in pezzi il cadavere della dea: ciascun luogo (sono 51 nella lista corrente ristretta, 108 nella più ampia) dove un brandello cade è sacro, santificato dalla carne divina di Sati, ed è chiamato shaktipitha, letteralmente «piedestallo, trono della potenza». Il nome, per niente casuale, è di fortissima significazione. Anche Shiva in qualche sua forma eternamente dimora in ciascuno di questi luoghi, tra i quali notissimo il Kalighat di Kolkata (Calcutta). In India però tutti gli esseri rinascono, non solo gli umani e gli animali, anche i divini: così si sa che Sati è…

Filippo Filonardi

Principe di Belle Lettere
1753-1834

Giovan Battista Ayroli

Convittore
1731-1808

Giuseppe Campori

Principe di Scienze e Arti
1821-1887

Filippo Guicciardi

Convittore
1704-1786
Citazione del giorno

L’opera d’arte è essenzialmente una domanda, un’apostrofe rivolta a un cuore che vi fa eco, un grido rivolto agli animi e agli spiriti.

Ritratto del giorno

Paolo Boschetti

Fondatore del Collegio dei Nobili
1578-1627
Dal passato

Il teatro del Collegio

1911-1914
Le Pubblicazioni

Luoghi segreti e pratiche nascoste

La costruzione dell'eretico nel cristianesimo delle origini
Edizioni Dehoniane - Bologna, 2015
Il Patrimonio

Pivale

Cappella dei convittori
metà XVIII secolo

Filosofia e teatro

Il Simposio da Platone, mise en espace, ERT − Emilia Romagna Teatro Fondazione e Fondazione San Carlo, 8 – 10…

Utopie di ieri, utopie di oggi

Un originale cantiere di idee e di riflessioni. Appare questa la formula più indicata per definire il workshop con le…

Dai social
Dal Passato
Dal Passato

La Giunta comunale diserta la funzione in Duomo per il Santo Patrono

Nella serata di ieri, 31 gennaio, festa di San Geminiano patrono della città di Modena, e ancora nella mattinata di…

Nella serata di ieri, 31 gennaio, festa di San Geminiano patrono della città di Modena, e ancora nella mattinata di oggi la redazione è stata sommersa da lettere di protesta delle dame della città e dei parroci delle diverse chiese. Nelle lettere si chiede al Sindaco e alla Giunta Comunale di rispondere dell’affronto dell’assenza di una rappresentanza comunale alla funzione solenne celebrata in Duomo ieri mattina; ad alimentare la protesta sono stati affissi manifesti per la città.

In realtà la decisione di non partecipare era stata presa dalla Giunta comunale già nei giorni precedenti, tanto che i consiglieri clericali avv. Bonetti, Bortolucci, Rizzatti, Giuseppe e Vincenzo Casoli e Amorth avevano presentato al sindaco, il giorno 27 gennaio, una interrogazione con…

Nella serata di ieri, 31 gennaio, festa di San Geminiano patrono della città di Modena, e ancora nella mattinata di oggi la redazione è stata sommersa da lettere di protesta delle dame della città e dei parroci delle diverse chiese. Nelle lettere si chiede al Sindaco e alla Giunta Comunale di rispondere dell’affronto dell’assenza di una rappresentanza comunale alla funzione solenne celebrata in Duomo ieri mattina; ad alimentare la protesta sono stati affissi manifesti per la città.

In realtà la decisione di non partecipare era stata presa dalla Giunta comunale già nei giorni precedenti, tanto che i consiglieri clericali avv. Bonetti, Bortolucci, Rizzatti, Giuseppe e Vincenzo Casoli e Amorth avevano presentato al sindaco, il giorno 27 gennaio, una interrogazione con la quale chiedevano conto dei motivi che hanno indotto la Giunta e il suo capo a deliberare il non intervento in duomo, interrompendo così una tradizione centenaria.

Quella sera stessa, riunitosi il Consiglio, ai firmatari dell’interrogazione ha risposto il Sindaco, Cav. Cesare Pagani, dicendo che “La Giunta Comunale è rispettosa di tutte le libertà e quindi anche di quella religiosa, ma non crede di dovere essa stessa adempiere a mansioni di carattere religioso e perciò ha deciso di astenersi dall’intervenire in Duomo. E’ convinta con ciò di adempiere ad obblighi che le sono fatti dalla sua qualità di autorità civica ed amministrativa. Null’altro deve aggiungere”.

Naturalmente la dichiarazione non ha…

Antioco

Seleuco Callinico Re d'Asia ebbe due figli: un altro Seleuco, poi detto Cerauno, e Antioco, che si conquistò il nome di Grande.

Cerauno era il primogenito. Succeduto al padre, il…